Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1vigio si possa desiderar di meglio in quelle parti ” (MSS. Gal., P. III, T. VII,
Sez.
II, c. 62).
Della raccolta de'frutti, che sì prometteva ubertosa, non sappiamo dir
niente.
Solo a tergo della c. 31, T. III, P. III, si trova preparato un Reti­
colo, esteso da 24 a 34 gradi di latitudine,
e da 46 a 54 gradi di longitudine, nelle ma­
167[Figure 167]
Figura 100.
glie del quale però non si trovano situate
al loro luogo altro che pochissime stelle,
come nella rappresentazione della fig.
100
si vede.
Ma dovevano esser capitate in mano
al Viviani altre carte galileiane, dove l'Au­
tore stesso descriveva lo strumento micro­
metrico, descritto poi dal Borelli, e dove
altresì insegnava a far uso di quello stesso
strumento per misurar gli interstizi fra stella
e stella, con qualche altro saggio forse di
così fatta applicazione.
Di quelle carte è
veramente a doler la jattura, e non di tante
altre scritture galileiane, perdute perchè
non fatte, o perdute solamente di nome,
ma delle quali non san darsi pace i ciechi adoratori del Divino filosofo.
Il Viviani del contenuto in quelle carte galileiane, ch'egli ebbe in mano,
e che sono ora smarrite, ne conferi una volta col Cassini, a cui rifiorirono
quelle idee nella memoria e rinverdirono le speranze, quando sentì vivo il
bisogno di una diligente descrizion delle stelle, per riscontrarne le miste­
riose vicende, e investigar la causa del Ioro mutar grandezza, e ora appa­
rire improvvise in cielo, ora nuovamente sparire.
“ Quando eramo insieme a veder Saturno, scriveva il Cassini stesso al
Viviani da Bologna il di 6 Agosto 1661, notai che non appariva più in cielo
la stella risorta nel petto del Cigno.
Ma giunto in Bologna in tempi sere­
nissimi l'ho veduta ridotta alla piccolezza delle tre stelline prossime nel prin­
cipio del collo, nello stesso sito, come per due anni l'ho osservata, e dove
nel tempo della prima apparizione fu descritta dal Keplero e dal Baiero.
Es­
sendo scemata, dall'anno passato in qua, dalla terza alla quinta grandezza,
è probabile che abbi di nuovo a sparire, come già un'altra volta ha fatto
in questo secolo, onde non sarebbe inutile seguitarla con esquisitissimi oc­
chiali, per rintracciare al possibile la cagione di questa singolarità.
Spero
che anco dalle stelle fisse abbiamo ad imparare novità non più immaginate.

E però di qui prendo occasione d'animar V. S. alla perfezione del gran di­
segno, abbozzato da Galileo ne'Manoscritti che mi conferi, intorno l'esatta
osservazione di esse, giacchè sotto la protezione de'Serenissimi principi non
le può mancare tutte le più desiderabili comodità di sodisfarsi a pubblico
beneficio ” (MSS. Gal.
Disc., T. CXLIV, c. 193).
Che si potesse, del resto, anche dalle Stelle fisse imparar novità non

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