1Ora, per legge astronomica, negli afelii i Pianeti debbono andare più lenti,
e nonostante per legge meccanica hanno più validi impulsi, perch'essendo
173[Figure 173]
e nonostante per legge meccanica hanno più validi impulsi, perch'essendo
173[Figure 173]
Figura 105.
le velocità de'fluidi in ragion reci
proca delle sezioni, per gli spazii AB,
BC, più angusti degli spazii DE, FE,
la materia vorticosa deve moversi più
veloce. “ Quae duo repugnant inter
se ” (Editio cit., pag. 421).
le velocità de'fluidi in ragion reci
proca delle sezioni, per gli spazii AB,
BC, più angusti degli spazii DE, FE,
la materia vorticosa deve moversi più
veloce. “ Quae duo repugnant inter
se ” (Editio cit., pag. 421).
Gl'impulsi iniziali secondo l'ipo
tesi platonica, rinverdita di nuove
fronde da Galileo, non si poteva ora
mai più ammettere, essendo stato di
mostrato di fatto che i moti de'Pia
neti non sono uniformi ne'circoli
perfetti, e dall'altra parte non aveva
alcuna specie di probabilità l'ipotesi
immaginata dal Boulliaud de'circoli equanti. Fu perciò che il Newton pensò
felicemente di tornare alle antiche idee pitagoriche, secondo le quali il moto
e la traiettoria della Luna si rassomigliava al moto e alla traiettoria della
pietra gittata. “ Lapis proiectus, urgente gravitate sua, deflectitur de cursu
rectilineo et curvam lineam in aere describendo, tandem cadit in Terram.
Si motu velociore proiiciatur, pergit longius. Augendo velocitatem fieri pos
set ut arcum describeret milliaris unius, duorum, quinque, decem, centum,
mille, ac tandem ut pergendo ultra terminos Terrae non amplius in Terram
caderet ” (De Mundi syst. cit., pag. 6, 7).
tesi platonica, rinverdita di nuove
fronde da Galileo, non si poteva ora
mai più ammettere, essendo stato di
mostrato di fatto che i moti de'Pia
neti non sono uniformi ne'circoli
perfetti, e dall'altra parte non aveva
alcuna specie di probabilità l'ipotesi
immaginata dal Boulliaud de'circoli equanti. Fu perciò che il Newton pensò
felicemente di tornare alle antiche idee pitagoriche, secondo le quali il moto
e la traiettoria della Luna si rassomigliava al moto e alla traiettoria della
pietra gittata. “ Lapis proiectus, urgente gravitate sua, deflectitur de cursu
rectilineo et curvam lineam in aere describendo, tandem cadit in Terram.
Si motu velociore proiiciatur, pergit longius. Augendo velocitatem fieri pos
set ut arcum describeret milliaris unius, duorum, quinque, decem, centum,
mille, ac tandem ut pergendo ultra terminos Terrae non amplius in Terram
caderet ” (De Mundi syst. cit., pag. 6, 7).
Lo splendor del pensiero, che balena condensato dentro queste parole,
si riflette, come luce di specchio in specchio, da una in altra delle varie
proposizioni dimostrate nel Lib. I dei Principii matematici di Filosofia na
turale. Data la forza equabile di proiezione e l'acceleratrice verso il centro,
in modo però che gli additamenti d'impulso sieno costantemente proporzio
nali ai tempi, e perciò, per le brevi distanze prese sulla superficie terrestre,
dato che le forze attrattive sieno invariabili, il proietto scagliato descrive una
parabola. “ Hoc est theorema Galilaei ” (Propos. X, pag. 149).
si riflette, come luce di specchio in specchio, da una in altra delle varie
proposizioni dimostrate nel Lib. I dei Principii matematici di Filosofia na
turale. Data la forza equabile di proiezione e l'acceleratrice verso il centro,
in modo però che gli additamenti d'impulso sieno costantemente proporzio
nali ai tempi, e perciò, per le brevi distanze prese sulla superficie terrestre,
dato che le forze attrattive sieno invariabili, il proietto scagliato descrive una
parabola. “ Hoc est theorema Galilaei ” (Propos. X, pag. 149).
Supponiamo ora, seguitava così a ragionare il gran Filosofo, di avere
una Forza onnipotente, la quale sia capace di gettar la Luna o altro più
ponderoso Pianeta per l'immensità del Cielo, come la nostra mano getta
una pietra per l'aria. Supponiamo inoltre che quello smisurato Globo così
lanciato, per esser tanto lontano dal centro del proprio moto, vi sia attratto,
non con forza costante, ma variabile reciprocamente ai quadrati delle di
stanze. Descriverà egli ancora una parabola, come nel teorema di Galileo, o
una curva diversa? E la risposta, conclusa da alcune proposizioni prece
dentemente dimostrate, era questa: ” Movebitur hoc corpus in aliqua sectio
num conicarum, umbilicum habente in centro virium ” (Prop. XIII, pag. 161).
una Forza onnipotente, la quale sia capace di gettar la Luna o altro più
ponderoso Pianeta per l'immensità del Cielo, come la nostra mano getta
una pietra per l'aria. Supponiamo inoltre che quello smisurato Globo così
lanciato, per esser tanto lontano dal centro del proprio moto, vi sia attratto,
non con forza costante, ma variabile reciprocamente ai quadrati delle di
stanze. Descriverà egli ancora una parabola, come nel teorema di Galileo, o
una curva diversa? E la risposta, conclusa da alcune proposizioni prece
dentemente dimostrate, era questa: ” Movebitur hoc corpus in aliqua sectio
num conicarum, umbilicum habente in centro virium ” (Prop. XIII, pag. 161).