1tosto che quello dei matematici (Alb. Suppl., pag. 60) includeva un
giudizio acutissimo e vero. Per filosofi infatti intendeva il Sagredo
i settatori di Aristotile, e per matematici, i seguaci del retto me
todo sperimentale. Ora è verissimo che, per la massima parte, nel
libro del Porta la Natura scaturisce al modo aristotelico, per quasi
magica incantazione dalla fantasia dell'Autore. Verissime altresì pos
sono essere le tare appostegli dall'Hasdale, e anche molte se si
vuole, non però, com'egli dice, infinite. Si ripensi poi che così fatte
tare erano inevitabili a chi si era proposto di allettare col maravi
glioso, e si era dato a raccoglier per ogni parte la scienza naturale
dispersa, in un libro solo. Nella prefazione alla Magìa Naturale in
XX libri, l'Autore dice chiaramente di avere a compor l'opera sua
sfiorate le carte di tutti, che ne avevano scritto prima di lui. “ Dein,
quum Italiani, Galliam et Hispaniam peragrassem, bibliothecas et
doctissimos quosque adii, artifices etiam conveni, ut si quid novi
curiosique nacti essent ediscerem. ” Poco di poi soggiunge che
prima di consegnare al suo libro le raccolte notizie, intensissimo
studio pertinacique experientia erasi dato a sceverar le vere dalle
false, ma pur troppo sarà talora mancato al suo proposito come
disse l'Hasdale, e tal altra non vi sarà riuscito.
giudizio acutissimo e vero. Per filosofi infatti intendeva il Sagredo
i settatori di Aristotile, e per matematici, i seguaci del retto me
todo sperimentale. Ora è verissimo che, per la massima parte, nel
libro del Porta la Natura scaturisce al modo aristotelico, per quasi
magica incantazione dalla fantasia dell'Autore. Verissime altresì pos
sono essere le tare appostegli dall'Hasdale, e anche molte se si
vuole, non però, com'egli dice, infinite. Si ripensi poi che così fatte
tare erano inevitabili a chi si era proposto di allettare col maravi
glioso, e si era dato a raccoglier per ogni parte la scienza naturale
dispersa, in un libro solo. Nella prefazione alla Magìa Naturale in
XX libri, l'Autore dice chiaramente di avere a compor l'opera sua
sfiorate le carte di tutti, che ne avevano scritto prima di lui. “ Dein,
quum Italiani, Galliam et Hispaniam peragrassem, bibliothecas et
doctissimos quosque adii, artifices etiam conveni, ut si quid novi
curiosique nacti essent ediscerem. ” Poco di poi soggiunge che
prima di consegnare al suo libro le raccolte notizie, intensissimo
studio pertinacique experientia erasi dato a sceverar le vere dalle
false, ma pur troppo sarà talora mancato al suo proposito come
disse l'Hasdale, e tal altra non vi sarà riuscito.
L'Opera della Magìa Naturale però, che è quella sola su cui
par che l'Hasdale e il Sagredo e il Kepler giudicassero dei meriti
scientifici del Porta, non vuole esser passata da noi senza qualche
breve, ma pur diligente esame. Comparve prima in quattro libri
pubblicata dall'Autore, quando aveva quindici anni, poi in libri XX
quando, come dice l'Autore stesso nella Prefazione, ne aveva cin
quanta. Essendo egli nato nel 4535, come s'ha dal Catalogo de'Lin
cei, sotto la prima forma il libro dee esser dunque stato pubblicato
nel 1550; sotto la seconda, nel 1585. Nonostante, della Magìa in
IV libri, dicono i Bibliografi, la prima edizione che si conosca esser
quella fatta da Mattia Cancer in Napoli, nel 1558, otto anni dunque
posteriore a quella, che veramente, secondo attesta lo stesso Autore,
è la prima. Qui, di ciò che più importa alla storia della Scienza,
non s'ha che l'ultimo libro, nel secondo capitolo del quale si legge
la descrizione della camera oscura, con l'applicazione di lei alla
teoria della vista. Nel cap. XVIII, dove insegna in che modo s'im
piombino i vetri per uso di specchi, è notabile quel che dice del
fondo dell'occhio rassomigliato nella forma e nell'ufficio a uno spec
chio concavo, in cui fa da amalgama il pimmento coroideo.
par che l'Hasdale e il Sagredo e il Kepler giudicassero dei meriti
scientifici del Porta, non vuole esser passata da noi senza qualche
breve, ma pur diligente esame. Comparve prima in quattro libri
pubblicata dall'Autore, quando aveva quindici anni, poi in libri XX
quando, come dice l'Autore stesso nella Prefazione, ne aveva cin
quanta. Essendo egli nato nel 4535, come s'ha dal Catalogo de'Lin
cei, sotto la prima forma il libro dee esser dunque stato pubblicato
nel 1550; sotto la seconda, nel 1585. Nonostante, della Magìa in
IV libri, dicono i Bibliografi, la prima edizione che si conosca esser
quella fatta da Mattia Cancer in Napoli, nel 1558, otto anni dunque
posteriore a quella, che veramente, secondo attesta lo stesso Autore,
è la prima. Qui, di ciò che più importa alla storia della Scienza,
non s'ha che l'ultimo libro, nel secondo capitolo del quale si legge
la descrizione della camera oscura, con l'applicazione di lei alla
teoria della vista. Nel cap. XVIII, dove insegna in che modo s'im
piombino i vetri per uso di specchi, è notabile quel che dice del
fondo dell'occhio rassomigliato nella forma e nell'ufficio a uno spec
chio concavo, in cui fa da amalgama il pimmento coroideo.