Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

List of thumbnails

< >
91
91
92
92
93
93
94
94
95
95
96
96
97
97
98
98
99
99
100
100
< >
page |< < of 3504 > >|
    <archimedes>
      <text>
        <body>
          <chap>
            <p type="main">
              <s>
                <pb xlink:href="020/01/113.jpg" pagenum="94"/>
              l'anno della nascita è vero, e se è vero ciò che dice l'Autore, do­
                <lb/>
              vendo esser del 1585, forse è quella in 16.°, che nelle recensioni
                <lb/>
              bibliografiche ha la data “ Antuerpiae ex officina Christofori Plan­
                <lb/>
              tini M.D.LXXXV. ” Procediamo così dubitativi, vedendo notate altre
                <lb/>
              tre edizioni anteriori all'LXXXV, una del LXIX, e le altre due
                <lb/>
              del LXXVI e dell'LXXXI: chè, se, non è abbaglio preso da'biblio­
                <lb/>
              grafi non sapremmo per verità conciliare il fatto coi detti dell'Autore. </s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>In qualunque modo, abbiamo in questa nuova Magìa moltipli­
                <lb/>
              cate le curiosità, e diciamolo francamente col Sagredo, le gofferie,
                <lb/>
              ma abbiamo anco insieme moltiplicati i contributi alla scienza. </s>
              <s>Chè
                <lb/>
              là dove questi contributi si riducevano a un libro solo, qui si di­
                <lb/>
              stendono in quattro: nel VII
                <emph type="italics"/>
              De miraculis magnetis
                <emph.end type="italics"/>
              nel XVII
                <emph type="italics"/>
              De
                <lb/>
              catoptricis imaginibus,
                <emph.end type="italics"/>
              nel XVIII
                <emph type="italics"/>
              De staticis experimentis,
                <emph.end type="italics"/>
              nel XIX
                <lb/>
                <emph type="italics"/>
              De pneumaticis.
                <emph.end type="italics"/>
              </s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>Nel VII son raccolte l'esperienze sul magnete fatte da Paolo
                <lb/>
              Sarpi, che l'Autore nella prefazioncella al libro, chiama splendor di
                <lb/>
              Venezia, anzi d'Italia. </s>
              <s>Il magnetizzamento delle verghe di ferro per
                <lb/>
              confricazione e per influenza, con molti altri fatti nuovamente os­
                <lb/>
              servati e diligentemente descritti, attestano che la scienza magne­
                <lb/>
              tica ebbe in Italia gl'inizii quindici anni per lo meno prima che in
                <lb/>
              Inghilterra. </s>
              <s>Nel XVII libro la camera oscura nella sua descrizione
                <lb/>
              vien perfezionata coll'aggiunta della lente cristallina biconvessa, che
                <lb/>
              si applica al foro per cui s'intromettono i raggi, e ciò conduce
                <lb/>
              l'Autore, a modificar la prima teorica della visione, sostituendo le
                <lb/>
              refringenze del cristallino alle riflessioni speculari della coroide
                <lb/>
              (Cap. </s>
              <s>VI). </s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>Il Capitolo VIII del XVIII libro è notabile per la descrizione
                <lb/>
              della bilancetta idrostatica a risolvere praticamente il
                <emph type="italics"/>
              Problema della
                <lb/>
              Corona,
                <emph.end type="italics"/>
              e a ritrovare il peso specifico de'varii corpi duri. </s>
              <s>Anco
                <lb/>
              quando fosse vero quel che dice il Viviani, che cioè Galileo avesse in­
                <lb/>
              ventato quello strumento nel 1586, tempo in cui incominciò ad atten­
                <lb/>
              dere agli studii intorno alle opere di Archimede, il Porta lo avrebbe
                <lb/>
              preceduto di un anno per lo meno, e di 18 anni avrebbe preceduto
                <lb/>
              il Ghetaldo. </s>
              <s>Comunque siasi, il Porta nel Cap. </s>
              <s>VI di questo stesso
                <lb/>
              libro dette in que'galleggianti volgari, meglio che nella bilancetta,
                <lb/>
              i veri e legittimi progenitori di quegli idrostammi o densimetri o
                <lb/>
              pesa liquori inventati già e messi in uso in que'Medicei consessi,
                <lb/>
              che precedettero all'Accademia del Cimento. </s>
              <s>La Pneumatica però
                <lb/>
              del libro XIX non ha nulla, a voler dire il vero, che la renda no­
                <lb/>
              tabile sopra quella dell'antico Herone. </s>
            </p>
          </chap>
        </body>
      </text>
    </archimedes>