1fisico napoletano avesse mente davvero e cognizioni diottriche tali,
da specular l'invenzione del canocchiale. Di ciò pure si persuade
ranno con facilità i nostri lettori, dop'avere scorso anche brevemente
i IX libri delle Diottriche rifrazioni, ma prima di far ciò vediamo
in qual modo si studiasse di raccogliere le disperse membra della
scienza naturale Ferrante Imperato.
da specular l'invenzione del canocchiale. Di ciò pure si persuade
ranno con facilità i nostri lettori, dop'avere scorso anche brevemente
i IX libri delle Diottriche rifrazioni, ma prima di far ciò vediamo
in qual modo si studiasse di raccogliere le disperse membra della
scienza naturale Ferrante Imperato.
Il libro di lui s'intitola giusto Historia naturale e si pubblicò
in Napoli la prima volta nel 1599. Antonio Nardi, discepolo di Ga
lileo, in quelle sue Scene Accademiche, delle quali, essendo rimaste
inedite, daremo in quest'altra parte del nostro Discorso, qualche
breve notizia ai nostri lettori, giudicò il Naturalista napoletano per
uno de'più avveduti e giudiziosi scrittori di cose naturali che avesse
veduto mai (MSS. Gal. Disc. T. XX, p. 592). I libri e le sentenze
dei tanti autori antichi e moderni da cui raccoglie, non le cita mai
senza darne, come dice lo stesso Nardi, una candida e valida cen
sura. Candida sempre, valida a seconda delle cognizioni che si po
tevano avere a que'tempi. Non fa perciò maraviglia se l'Imperato
annoverando le bufoniti, gli entrochi, le pietre giudaiche, le frumen
tarie fra le sostanze minerali, ammettesse la vegetazion delle pietre;
errore largamente ricompensato da quel che poi nel rimanente del
XXV libro si specula delle pietre stesse, aprendo così tanto dalla
lontana le vie ai progressi della moderna cristallografia.
in Napoli la prima volta nel 1599. Antonio Nardi, discepolo di Ga
lileo, in quelle sue Scene Accademiche, delle quali, essendo rimaste
inedite, daremo in quest'altra parte del nostro Discorso, qualche
breve notizia ai nostri lettori, giudicò il Naturalista napoletano per
uno de'più avveduti e giudiziosi scrittori di cose naturali che avesse
veduto mai (MSS. Gal. Disc. T. XX, p. 592). I libri e le sentenze
dei tanti autori antichi e moderni da cui raccoglie, non le cita mai
senza darne, come dice lo stesso Nardi, una candida e valida cen
sura. Candida sempre, valida a seconda delle cognizioni che si po
tevano avere a que'tempi. Non fa perciò maraviglia se l'Imperato
annoverando le bufoniti, gli entrochi, le pietre giudaiche, le frumen
tarie fra le sostanze minerali, ammettesse la vegetazion delle pietre;
errore largamente ricompensato da quel che poi nel rimanente del
XXV libro si specula delle pietre stesse, aprendo così tanto dalla
lontana le vie ai progressi della moderna cristallografia.
Soggiunge il Nardi, nel passo sopra citato, d'aver sentito vivis
simo il desiderio che l'Autore v'avesse trattato non di sola una
parte, ma di tutta la fisica, alla qual parola egli dà senza dubbio
il significato di Scienza della Natura. Ma accettando pure quella
parola fisica nel significato che suole avere oggidì, sentiamo anche
noi il desiderio che egli avesse più largamente trattato di quei sog
getti di Meteorologia, di Ottica, di Magnetismo, intorno ai quali
scopre e annunzia alcune di quelle recondite verità della fisica mo
derna, cacciando gli ostinati errori peripatetici col raziocinio e con
l'esperienza. Di queste verità scoperte e insegnate non si vuol la
sciar di dare ai lettori qualche notizia, e così, dopo avere accennato
alle due diverse maniere tenute in compilare la scienza ereditata
dai due scrittori napoletani, trapassare a veder ciò che seppero am
bedue speculare coi loro proprii intelletti.
simo il desiderio che l'Autore v'avesse trattato non di sola una
parte, ma di tutta la fisica, alla qual parola egli dà senza dubbio
il significato di Scienza della Natura. Ma accettando pure quella
parola fisica nel significato che suole avere oggidì, sentiamo anche
noi il desiderio che egli avesse più largamente trattato di quei sog
getti di Meteorologia, di Ottica, di Magnetismo, intorno ai quali
scopre e annunzia alcune di quelle recondite verità della fisica mo
derna, cacciando gli ostinati errori peripatetici col raziocinio e con
l'esperienza. Di queste verità scoperte e insegnate non si vuol la
sciar di dare ai lettori qualche notizia, e così, dopo avere accennato
alle due diverse maniere tenute in compilare la scienza ereditata
dai due scrittori napoletani, trapassare a veder ciò che seppero am
bedue speculare coi loro proprii intelletti.