Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              col titolo di
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              Tre libri di Spiritali
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              in Napoli nel 1606. Le materie
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              ivi trattate, molto meglio che il titolo, dicono che il primo impulso
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              è venuto da Herone, ma là dove il Fisico alessandrino trascura i
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              fondamenti della scienza e descrive le sue macchine, senza avvedersi
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              che a provar di metterle a gioco, non rispondono bene spesso alle
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              intenzioni; il Porta incomincia nel libro I dallo sperimentare sulla
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              elasticità dell'aria, e dal confermare i principii dell'Idrostatica. </s>
              <s>Gli
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              effetti dell'elaterio dell'aria compressa da uno stantuffo dentro a
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              una canna da archibuso, son descritti nel cap. </s>
              <s>VI, ma nel X nota­
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              bilissima è quella teoria delle pressioni de'liquidi, che per comune
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              sentimento degli eruditi s'attribuisce allo Stevino. </s>
              <s>Vedremo che
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              parecchi anni prima aveva il Benedetti, nelle sue
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              Speculazioni,
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              di­
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              mostrato già quel principio idrostatico, ma il Porta vi procede con
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              passo più largo e più sicuro, e che è più, conferma le teorie col­
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              l'esperienze. </s>
              <s>Fra queste esperienze, a provar che le pressioni ope­
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              rano secondo l'altezza del perpendicolo, è notabile quella del liquido
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              contenuto dentro una gran botte, che vien sollevato dal premer
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              d'altro liquido infuso in un sottil cannello comunicante, come pure
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              è notabile quell'altra esperienza degli zampilli, che si sollevano a
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              uguale altezza e raggiungon precisamente il livello del liquido nella
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              conserva: notabili diciamo queste esperienze del disprezzato fisico
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              napoletano, perchè ci fanno ripensare alla fama in che vennero poi,
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              per quelle stesse esperienze, il Mariotte e il Torricelli. </s>
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              <s>Il secondo libro è applicato alla descrizione delle macchine da
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              sollevar l'acqua, gareggiandosi con Herone a chi sa immaginarne
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              delle più nuovamente ingegnose. </s>
              <s>Ma è qui però debito confessare
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              che il Nostro cade, e forse più spesso che mai, ne'difetti stessi
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              notati da lui nel fisico antico, proponendo macchinalmenti, che o
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              per l'elasticità dell'aria o per la pressione dell'acqua, non in altro
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              giocano che nella esaltata fantasia dell'inventore. </s>
              <s>Ne sia esempio
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              fra gli altri quel che nel cap. </s>
              <s>I del terzo libro dice del potersi tra­
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              vasare un lago in un altro lago o nel mare, per via di un sifone
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              che cavalchi l'altura di un monte: strana impresa che riuscita pa­
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              recchi anni dopo, vuota di effetto alle mani del Baliani, gli dette
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              occasione a specular sulla pressione ammosferica e a indovinar la
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              prima teoria del barometro ad acqua. </s>
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              <s>Questo terzo libro, che incomincia con una stranezza, termina
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              coll'invenzione di un utilissimo strumento, di cui da quasi tutti
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              s'ignora l'autore, ed è la livella ad acqna, nemmeno oggidì uscita
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              affatto fuor d'uso, e che il Porta fu il primo a sostituire all'antico </s>
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