Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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11810OSSERVAZIONI SOPRA GLI ERRORI
Errori diverſi di malinteſa Architettura, che ſi rilevano non meno dentro,
che fuori del Tempio Vaticano.
Il Cavalier Fontana nel ſecondo Libro della ſua Opera ai Capitoli terzo, e quar-
to, aſſeriſce, come intorno all’ anno 324.
di noſtra Redenzione, dopo la guerra di
Mezzenzio, da Coſtantino Magno fu eretta dopo il ſuo Batteſimo la Baſilica nel Va-
ticano, luogo delle Memorie di San Pietro.
Che in quel luogo ſteſſo Anacleto Papa
ſopr’ eſſe Memorie, e Corpo di San Pietro, alzò l’ Oratorio, e il Cimiterio per i
Sommi Pontefici, ove appunto trovaſi al preſente la Confeſſione del nuovo Tempio.
Cominciò Coſtantino a imitazione dei XII. Apoſtoli a cavare dodici ſporte di terra
nel luogo, ove ſi era deſtinato di gettar i fondamenti d’eſſa Baſilica.
La medeſima
fu fatta in forma di croce, di grande capacità, per includervi quei dati ſiti, nei
quali erano ſtati martirizzati tanti Criſtiani, e venne finalmente eſſa Baſilica conſa-
grata il dì 18.
Novembre da San Silveſtro Papa, a contemplazione del quale fu la
medeſima dal detto Imperatore innalzata.
Niccolò V. poi ordinò all’Architetto Antonio Roſelini la rinnovazione d’ eſſo Tem-
pio:
e Papa Giulio II. comandò a Bramante Lazzari da Urbino, a Giuliano da San
Gallo, a Fra Jacopo Veroneſe, a Baldaſſar Peruzzi da Siena, a Raffael d’ Urbino,
ed a Gio:
Batiſta Berti, che formaſſero un nuovo diſegno. Fra queſti venne preſcel-
to Bramante, e fu ſul ſuo diſegno dato mano al lavoro.
Operò anche dopo del Bra-
mante ſotto lo ſteſſo Giulio II.
Antonio da San Gallo. Queſto ſteſſo Papa ordinò
poſcia il ſuo ſepolcro a Michel Angiolo Buonarrotti, al quale, dopo la morte del
San Gallo rimaſe la cura, e direzione del Tempio, ed egli riduſſe la ſorma di cro-
ce ſotto i Pontificati di Leone X.
d’ Adriano VI. di Clemente VII. e di Paolo III.
il quale dichiarò Capo della Fabbrica eſſo Buonarrotti, approvandone il ſuo model-
lo.
Continuò il Buonarroti l’ opera ſua anche ſotto Giulio III. Marcello II. e Pao-
lo IV.
da cui benchè Pirro Ligorio come ſuo Architetto ſoſſe deſtinato a queſta fab-
brica, tuttavia non gli fu permeſſo il porvi mano, per aver tentato di diſtruggere
le ordinazioni di Michel Angiolo.
Pio V. eleſſe Jacopo Barozzi da Vignola, con
precetto di nulla innovare riſpetto alle diſpoſizioni di Michel Angiolo.
Gregorio XIII.
non mancò di far continuare i lavori;
e nel Pontificato di Siſto V. con ogni celeri-
tà venne accudito a cuoprire il Tempio con farvi innalzare la Cupola con i diſegni
di Michel Angiolo, ſotto la cura di Jacopo della Porta, il quale per eſſer molto vec-
chio ebbe l’ajuto aſſegnatogli del Cavalier Domenico Fontana.
Dal tempo di Siſto
V.
, d’Urbano VII. , di Gregorio XIV. , d’ Innocenzio IX. , di Clemente VIII. , fino
al Pontificato di Paolo V.
reſtava ancora in piedi la parte della Baſilica vecchia,
la quale più non potendoſi riparare, ſi determinò finalmente queſto Papa a farla de-
molire, e ad aggiungere colla ſteſſa occaſione alla figura quadrata del Buonarroti
quella porzione ordinata da eſſo Paolo V.
ſotto la direzione di Carlo Maderni.
La Magnanimità d’Urbano VIII. ordinò all’ Architetto Cavalier Bernini l’erezio-
ne di due campanili per magnificenza, e ſovranità del Tempio Vaticano, e inſieme
per ornamento della facciata;
ma per l’iſtabilità della parte, ſu cui poſavano, ben-
chè vi foſſe per direttore lo ſteſſo Maderni, nulladimeno nel Pontificato d’Innocen-
zio X.
fu tolto l’ordine dei Campanili. Dovevan queſti eſſer poſti ſopra i paſſaggj,
che conducono alla parte poſteriore del Tempio.
Queſta facciata fu eretta di figura
quadrilunga nel Pontificato di Paolo V.
e ſi argomenta, che i Proſeſſori di quel
tempo non aveſſero la neceſſaria eſperienza per creare idee nobili, e adeguate ad un
sì coſpicuo edifizio, come neppure per imitare glì ornamenti laterali del Tempio,
e quelli del tamburo della Cupola;
ſendo noſtro parere, che non foſſe dai medeſi-
mi bene inteſa la diſtribuzione delle porte, e di tutto il rimanente.
Tutto il da me finora diviſato vien riferito dal nominato Cavalier Fontana nel
ſuo V.
Libro del Tempio Vaticano al Capitolo II. continuando a rilevarne diverſi
errori fino a carte 285.
ove ragiona di quei mendicati fori della facciata con orna-
menti così minuti, che ſcemano il decoro dell’ edifizio;
e continuando a parlare del-
la ſacciata per le ſconce ſue parti, dopo d’aver parlato dei grandi colonnati, e cor-
nici ordinate dal Buonarroti, paſſa a ragionare d’altro ordine inferiore ſoſtenuto dal
principale, compoſto di parti miſte sì improprie, che non ci è riuſcito trovare il
loro proprio nome ſecondo gli Antichi.
E’ queſto compoſto di meſchini pilaſtri,
nella ſommità dei quali ſi veggiono de’Cherubini, che moſtrano di dirigere i capi-
telli colla cornice, in vece d’ architrave, ſopra la quale rimane quella picciola

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