Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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archimedes
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Maurolico per lungo tratto di via. </
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>Ma Ferrante Imperato, all'
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Historia
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naturale
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del quale ora si torna, largamente ristora il difetto del
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suo concittadino, divisando dell'iride interna e della esterna la vera
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teoria ottica 38 anni prima che a menarne vanto uscisse fuori il
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Cartesio. </
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>Ma perchè il rispondere ai vanti con altrettanti vanti esaltati
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è triste vezzo, che ha tolto fede oramai alle osservazioni de'più
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giudiziosi, vadasi all'XI libro di questa Storia, e si leggano atten
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tamente i capitoli VIII e IX, osservando che l'Autore, quanto alla
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vista, professa l'opinion platonica della emissione. </
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>Conforme a queste
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professate dottrine egli dice perciò:
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li raggi visivi infratti dagli
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corpuscoli delle gocce andar dalla vista al lummare
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(Venetia 1672,
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pag. </
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>288). Come poi nelle gocciole si facciano queste infrazioni e
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dalle infrazioni congiunte a riflessioni si produca l'iride colorata,
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a quel modo che si vede
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negli globi et ampolle chiarissime di vetro
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e nelle colonne (prismi) triangolari
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(ivi, pag. </
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>294); lo aveva detto
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con mirabile esattezza più sopra, ove scrisse: “ Occorrendo la vista
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alla sua superficie convessa, fa semplice riflessione e penetrando,
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il che si fa con infrazione, alla cava, ivi riflessa, ritorna ad uscir
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con la seconda infrazione. </
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>Sono dunque due infrazioni, l'una men
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tre dal più raro entra nel denso, l'altra, nella quale dal più denso
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ritorna nel più raro, quali ambe infrazioni sono nella superficie
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prima che occorra, et vi è la riflessione tramezzo fatta nella super
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ficie più lontana ” (ivi, pag. </
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>288). </
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>Quanto all'iride esterna che egli rimprovera ad Aristotile,
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l'aver promesso, ma non mantenuto di trattarne, o trattandone di
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aver ridotto il fenomeno a cause vane; ecco quel che egli dice nel
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cap. </
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>IX: “ Essendo della goccia due semisferi, l'uno dalla parte
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dell'asse (del cono che ha l'iride per base) l'altro dalla parte op
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posta, e potendo il raggio visivo nell'uno e nell'altro incorrere a
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riflettersi al luminare: nel primo penetrando nell'interno ed uscendo
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per l'esterno, e nel secondo penetrando per l'esterno ed uscendo
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per l'interno, nel qual secondo modo il raggio che esce e va al
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sole per la molta infrazione si taglia col raggio della vista che entra;
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è necessario per questo che due siano gli archi celesti e che ab
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biano li colori a contrario ” (ivi, pag. </
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s
>290). Conclude notando il
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licenzioso accoppiamento che Aristotile, a spiegare il fenomeno, fa
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di due cause contrarie, e accennando ad altre dottrine del Filosofo
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meritevoli di maggior riprensione. </
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>Se qui l'Imperato emenda gli errori ripetuti dal Porta nell'ul-</
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