Lorini, Buonaiuto , Le fortificationi, old version (312 p.), 1609

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1
DELLEFORTIFICATIONI
DI BVONAIVTO LORINI
NOBILE FIORENTINO.
LIBRO SECONDO.
Doue ſi tratta della pratica di fabricare la Fortezza
in opera reale.
DISCORSO INTORNO ALL'ORDINE DELL'OPERARE.
CAP. I.
SOGLIONSI ſempre allegramente comportare tutte le fatiche, che ſi fanno
ne gli ſtudi, e queſto ſolo per poſſedere i termini, ele ragioni delle ſcienze com le
quali l'huomo ſi vuole introdurre, e farne profeſſione; maſſrme ſpinto da quel fi­
ne, che deue eſſere commune a tutti, cioè di giouare al publico, & di godere
quel frutto dell'honore, che ſi acquiſta co'l mezo del ben'operare.
E però ha­
uendo noi nel precedente primo Libro trattato a baſtanza di que' principij, che
per ſcienza ſi debbono intendere per ſaper ben'ordinare, e formare in diſegno
le piante delle Fortezze, nel preſente per compimento di quanto ſi deſidera, trat
teremo della prattica, con laquale ſi deue ben fortificare.
Auiſando però ciaſcuno, che ſi vorrà mette­
re a tale impreſa, che in modo alcuno non ſi voglia confidare nel ſaper tirare ſolo quattro linee, oue­
ro formare vn diſegno copiato da vn'altro; perche volendo ornarſi del titolo d'Ingegnere Militare
è neceſſario non ſolo hauer la ſcien za, ma ancora la pratica, cioè dopo al poſſedere quanto s'è detto,
hauer viſto diuerſe opere fatte; perche hauendo il fondamento della ſcienza, verrà immediate a poſ­
ſedere eſſa prattica, dallaquale dipende la facilità, & la perfettione dell'operare.
E però volendo ben
fabricare vna Fortezza, è neceſſario ſaper tre coſe; Cioè formar il diſegno, ouer modello ſenza im­
perfettioni.
Seconda ſapere ordinare, e comandare a gli eſſecutori. Terza, & vltima farſi vbidire.
Quanto alla prima proponemo, che baſti l'intelligenza di quanto s'e detto nell'antecedente primo
Libro, & ancor quello, che ſi dirà nel terzo, e quarto, che ſeguono.
E per la ſeconda habbia da ſup­
plire il preſente.
Et per l'vltima del farſi vbìdire ſi deue ſempre preſupporre, che il Prencipe, a cui ſi
ſerue dia tanta autorità, che baſti a poterlo fare, benche l'vbidienza particolarmente dipenda dalla
corteſia, & dal buon giudicio di chi comanda, atteſo che comandando, ouero ordinando a gli eſſe­
cutori le opere a rouerſcio di quello, che con facilità ſi potria meglio operare, con difficulta poi ſi
viene vbidito, e non per cauſa de gli eſſecutori, perche non intendono; ma di coloro, che con poco
giudicio preſumon comandare.
E ſopra il tutto è neceſſario di procurar ſempre, che il pouero hab­
bia la mercede delle ſue fatiche, ſi che comandando con buon'ordine, e premiando, e caſtigando chi
merita, ſenza dubbio alcuno tutte l'opere ſi ridurranno a feliciſſimo fine; perche non ſolo ſi deue co­
mandare come ſuperiore, e padrone dell'opera, ma come padre de gli eſſecutori, e queſto non oſtan­
te l'autorità, che deue hauere, ma come Maeftro ſappia ordinare a tutti il ſuo officio, antiuedendo le
difficultà, che poſſono ſuccedere non ſolo nel principio, ma nel mezo, & nel fine dell'opera, accioche
ella poſſa caminare in grandezza, e perfettione.
E però ſarà bene hauere anco notitia di tutti gli eſ­
ſercitij appartenenti alla fabrica, ò almeno non eſſerne ignorante; ma non già dico, che ſi debbon far
manualmente, ma ſi bene ſapere le cagioni, che concorrono nell'operare; non douendoſi ſdegnare al­
cuno, benche ſia Signore Illuſtre, d'applicar l'animo a così fatti eſſercitij, ne gli deue ſprezzare per vi
li, atteſo, che dall'operra di queſti non ſolo dipenda l'honore di chi comanda, ma ancora il ſeruitio del

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