Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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12399LIBRO I. più toſto di venti ruote, che di tre, faceſse il ſuo
orologio.
Che anzi parmi, che maggiore induſtria,
e più ſcienza apparirebbe nel ſaper accordare in-
ſieme i rivolgimenti di venti ruote, che quelli di
tre ſole.
Se dunque lodaſi l’ orologiero d’ aver
ſatto l’ orologio ſuo più toſto di tre ruote, che
di venti, lodaſi non perchè queſto ſi conveniſse
alla perizia, e all’ arte ſua;
ma perchè conveniva-
ſi alla ſua ſcarſezza, ct alla ſua povertà.
Il perchè
mi maraviglio, che, lodandoſi i noſtri artefici del-
la ſemplicità dei lor lavori, vogliaſi lodar Dio
all’ iſteſſo modo;
quaſi non foſse a Dio la mede-
ſima coſa il crear mille principj, che il crearne
due;
e più fatica doveſse porre e più ſtudio nei
mille, che nei due;
o temeſse, che quanto più ne
adopraſse in un’ effetto, tanto meno doveſse re-
ſtargliene per gli altri.
Io credo, diſse il Signor
D.
Serao, che voi vi prendiate gioco di noi altri;
e che diſputiate ora contra il ſentimento voſtro.
E bene;
riſpoſi, fate conto, che non io abbia
dette queſte coſe, ma le abbia dette un’ altro;
il
qual ſe foſse di un ſentimento contrario al mio,
non per queſto però credereſte, che egli doveſse
aver detto il falſo;
et io ſteſso ſe altra opinione
aveſſi nell’ animo, et altra ne diceſſi, non ſo pe-
rò, perchè voi dobbiate più toſto attender l’ una
che l’ altra, potendo così l’ una eſser vera come
l’ altra.
Conſiderate dunque le ragioni, ch’ io vi
propongo, e non cercate con troppa curioſità,
ſe io ſteſso le creda.
Ma voi, diſse quivi la

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