Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1la ragione dell'aderire così tenacemente che fanno alla carne le
cucurbite mediche e del salir dell'acqua o del vino ne'cannellini,
che poi servirono ad uso di termometro; ragioni che son quelle
stesse che rendeva Galileo tanti anni dopo, e delle quali si trovava
così soddisfatto e ammirato il Sagredo.
Nè si vuol tacer qui, a proposito degli effetti calorifici, un er­
rore aristotelico emendato dal Benedetti, benchè ripetuto poi da
tutti gli addetti alla Scuola galileiana infino al Borelli.
Aveva detto
il Filosofo, nel II Libro Delle Meteore, che il calor del sole è che
attrae e solleva i vapori.
E il nostro Fisico veneziano dice, più di
ottant'anni prima del Fisico messinese, che ciò è apertamente falso,
quia sol nil aliud facit quam calefacere cuius caloris ratione ea
materia rarefit et ob rarefactionem levior facta ascendit, non quia
sursum a sole feratur, (ibi, pag.
194).
Ma intorno agli effetti del raro e del denso seguita sottilmente
a disputar contro Aristotile il Nostro, e dice la ragione perchè si
condensi nell'inverno e si renda visibile il vapor acqueo esalato
dalla bocca e dalle narici degli animali (pag.
191) e perchè sudino
nell'estate ripieni d'acqua fresca i vasi, ridendosi dei filosofi che
dicevano quel sudore esalare attraverso ai sottilissimi pori.
Soggiunge
poi le notabilissime parole seguenti: “ Neque silentio involvendum
est nec Aristotilem, neque alium ex suis fautoribus animadvertisse
densum et rarum esse causam ventorum ” (pag.
192). Non solo
non aveva avvertito questo nessun seguace di Aristotile, ma nessun
seguace di Galileo, e durò l'errore infin tanto che non vennero
alla luce le sepolte Lezioni accademiche del Torricelli, nelle quali
insegnò l'Autore, a quel modo stesso che aveva tanti anni prima
fatto il Benedetti, come dal dilatarsi dell'aria al calor del sole ave­
vano origine tutti i venti.
Gentile è poi quell'osservazione fatta della
nuvola che produce vento al di sotto, velando e rivelando al sole
il suo raggio, secondo che si legge a pag.
192 del citato Libro delle
Speculazioni.
Un'altra cosa ben assai più notabile delle dette fin qui è che
il Benedetti, in tempi così remoti abbia tanto chiaramente veduta,
in quegli stessi effetti di rarefazione e di condensazione la causa
vera de'suoni.
La storia dell'Acustica rimane in certo modo umi­
liata a dover narrare che un Fisico della qualità del Montanari,
presso al fine del secolo XVII, dicesse come il suono si produce
dalla collisione dell'aria coi corpi duri.
Eppure il fisico veneziano
aveva un secolo avanti insegnato che l'aria corre velocemente a

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