Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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12719DEGLI ARCHITETTI. Roma, che tanto abbonda in ricchezze dell’ Arte, ed in magnificenze. Reſto poi
veramente ſorpreſo, oſſervando, che in Roma maeſtra delle Arti Liberali, cioè, di
Pittura, di Scultura, d’ Architettura, e di Geometria, non ſiaſi penſato a prevedere
con più perizia, e ſpirito un tanto errore, ed a correggerlo con leggerezza e buona
grazia, ſenza togliere al ſecond’Ordine la ſua dicevolezza, e quella gentilezza che ſe
gli conveniva.
Hanno queſti perduta la buſſola del navigare, e ſono andati a rom-
pere negli ſcogli, diſtruggendo l’ Antico, e leggiero, che più non vedraſſi, ſe non
ſu i Libri, e negli ſcritti di quei pregiatiſſimi Autori, che fecero delle belle Anti-
che coſe ſtudio, e laſciaronci memoria.
Gran coſa in vero, e non mai a baſtanza deteſtata ell’ è queſta, il pretender,
cioè, di migliorare, coll’introdurre le coſe peggiori, che ſi poſſano ideare.
Il ſolo
ſtudio poteva rimediare ai diſordini accennati, e prima di venire all’ eſecuzione, l’
eſaminar prima a dovere, ſe conveniva, o nò, quanto ſi penſava di fare, e colla
ſeria conſiderazione a quanto occorreva, sì per la ſtima dell’ Antichità, come pel
buon guſto, e ſimmetria conveniente, e non operare alla cieca, ſenza più poter rico-
vrare il perduto, non aoquiſtandoſi tali Architetti altro nome, che quello di cor-
rompitori dell’ Antico, e non il riſpettabile, che quello ſarebbe di conſervatori del
medeſimo.
Veramente mai non ſi finirebbe, ſe voleſſimo continuare a conſiderare gli errori
patenti, che non ſolo ſi praticano ſenz’ alcuna conſiderazione, ma ſono benanche
ſoſtentati da chi gli commette, allegando inſuſſiſtenti ragioni, ſiccome appunto pen-
sò di ſcuſarſi l’ Architetto ſopraccennato, col dire, d’ aver ciò fatto per mera neceſ-
ſità, poichè nel ſalvare i ſoli pilaſtri nell’ Attico ſopra i Corintj del prim’ Ordine,
queſti non venivano a corriſpondere colle facce dei riquadri nel cupolone, e per tal
motivo credè ben fatto il totalmente levargli.
A ſcuſa così frivola ſi riſponde, che
il cappello non tiene in piedi la perſona, ma bensì le gambe:
lo ſteſſo è appunto
nell’ Architettura, cioè che le colonne e i pilaſtri ſoſtengono in piedi le fabbriche,
e perciò avendo la ragione il ſuo luogo, conveniva aſſaiſſimo il conſervare i pilaſtri
ſul vivo di quelli di ſotto, ſenza riguardo alcuno al cappello, cioè, ai riquadri, e
alle facce del cupolone, e così ſarebbeſi fatto onore l’ Architetto, ed avrebbe conſer-
vato l’ Ordine antico pregiabile perpetuamente preſſo l’univerſale.
Rilevo altresì, che ſi accorda con quanto eſpongo il medeſimo Cavalier Fontana
nel ſuo Trattato del Tempio Vaticano, ove al Libro Settimo pagina 460.
aggiunge
la deſcrizione del famoſo Pantheon, della ſua antichità, ed a propoſito dei coſtolo-
ni del Cupolone dice così:
= “Degli ornamenti aggiunti da Agrippa dentro il Tem-
pio del Pantheon, ſiccome quei nicchionì del Tempio più antico, ſenza ornamen-
ti, non avevano alcuna obbligazione di corriſpondere nei coſtoloni del volto;
così
Agrippa non potè diſpor gli ornamenti aggiunti delle colonne ſotto gli ſteſſi co-
ſtoloni, i quali non cadono colle debite leggi d’ Architettura, cioè, ſopra il vivo
delle colonne, dovendo l’ uno, e l’ altro corriſpondere, vivo ſopra vivo, e non va-
riare, come ſi vedono i loro poſamenti, che vengono a cadere, parte fra gl’ in-
tercolunnj irregolarmente;
onde ſi ſcorge che queſte coſtole cadevano prima ſopra
la punta di quei nicchioni, e che dalla qualità dell’innalzamento di eſſi foſſe co-
ſtretto a incorrere in tal difetto nella diſpoſizione dell’ornato anche l’ Artefice.
Queſto però non merita d’ eſſer cenſurato, ma dee ſtimarſi degno di ſomma lo-
de, per aver ſaputo accomodarſi al fatto Tempio, e ſchermirſi da molti obblighi,
che dal medeſimo gli venivano impoſti nel far le ſue aggiunte.
E’ dunque da cre-
dere, che ſe il Tempio foſſe ſtato coſtrutto inſieme con gli ornamenti, collo ſteſ-
ſo valore, che diſpoſe l’ Architetto i medeſimi, avrebbe ſimilmente diſpoſti i co-
ſtoloni colla dovuta corriſpondenza ſopra i vivi delle colonne.
Tutto queſto pertanto diſtrugge la frivola ſcuſa addotta dall’ Architetto; quando
vi ſono altri eſempj, che provano in contrario non ſolo, ma che applaudiſcono, e
rendono degno di lode l’ Artefice, che ha ſaputo ſcanſare tale impegno, conſideran-
do di maggiore importanza la buona diſpoſizione dei colonnati, e degl’ intercolunnj,
che i coſtoloni del cupolone:
e così doveva farſi in ogni tempo pel decoro del me-
deſimo Tempio.

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