1quel terzo che aggiungemmo a que'due primi compagno, e che
dette valida mano alla stessa grande Instaurazione insieme con
Galileo.
dette valida mano alla stessa grande Instaurazione insieme con
Galileo.
Non si può pronunziare il nome di Paolo Sarpi, senza che
l'animo di chi ascolta non esca in ammirazioni declamatorie o in
disprezzi triviali. Le trivialità e le declamazioni son l'eccesso di
que'giudizii, che sempre si fanno da coloro, i quali non ben cono
scono l'uomo giudicato. E in fatti, lasciando da parte la Religione
e la Politica, per non curarsi d'altro che della scienza, a convin
cersi che il Sarpi dee essere stato mal giudicato perchè non inteso,
basta il modo come sono state pubblicate le Lettere di lui. Quella,
per esempıo, del 2 Settembre 1602 diretta a Galileo, fu per questo
lasciata addietro dall'Albèrti perchè oscura e mal dettata. Il Poli
dori, nonostante, credè bene di pubblicarla insiem con l'altre dili
gentemente raccolte in due volumi stampati nel 1863 in Firenze.
Ma l'oscurità, a voler dire il vero, non dipende già da chi scrive:
dipende piuttosto da chi legge e non sa di qual soggetto pro
priamente si parla. A chi sapesse che l'Autore citato ivi è il Gil
bert; che la questione è trattata nella Fisiologia nuova del Magnete,
che ivi trovasi disegnata la figura, alla quale il Sarpi si richiama;
le difficoltà spariscono e la scienza si vede a un tratto scaturir,
come da un arido masso, acqua viva. Allo stesso modo son nella
Raccolta del Polidori aombrate le altre lettere del Sarpi, unico do
cumento pubblico, da cui si possa giudicare della scienza naturale
di lui. Ma benchè sieno, in materia scientifica quelle lettere poche,
pure apparecchiano innanzi a chi ha buono stomaco da digerirlo,
cibo che nutrisce assai meglio delle più squisite vivande imbandite
al più liberale convito. Anzi quella concisione di linguaggio scien
tifico, quasi ridotto a formule matematiche, per cui a chi non ha
acume da entrarci bene addentro pare enimmaticamente oscuro, è,
secondo noi, uno dei pregi più singolari del Sarpi, di che in lui e
nel Santorio s'ha esempio unico in quei tempi
l'animo di chi ascolta non esca in ammirazioni declamatorie o in
disprezzi triviali. Le trivialità e le declamazioni son l'eccesso di
que'giudizii, che sempre si fanno da coloro, i quali non ben cono
scono l'uomo giudicato. E in fatti, lasciando da parte la Religione
e la Politica, per non curarsi d'altro che della scienza, a convin
cersi che il Sarpi dee essere stato mal giudicato perchè non inteso,
basta il modo come sono state pubblicate le Lettere di lui. Quella,
per esempıo, del 2 Settembre 1602 diretta a Galileo, fu per questo
lasciata addietro dall'Albèrti perchè oscura e mal dettata. Il Poli
dori, nonostante, credè bene di pubblicarla insiem con l'altre dili
gentemente raccolte in due volumi stampati nel 1863 in Firenze.
Ma l'oscurità, a voler dire il vero, non dipende già da chi scrive:
dipende piuttosto da chi legge e non sa di qual soggetto pro
priamente si parla. A chi sapesse che l'Autore citato ivi è il Gil
bert; che la questione è trattata nella Fisiologia nuova del Magnete,
che ivi trovasi disegnata la figura, alla quale il Sarpi si richiama;
le difficoltà spariscono e la scienza si vede a un tratto scaturir,
come da un arido masso, acqua viva. Allo stesso modo son nella
Raccolta del Polidori aombrate le altre lettere del Sarpi, unico do
cumento pubblico, da cui si possa giudicare della scienza naturale
di lui. Ma benchè sieno, in materia scientifica quelle lettere poche,
pure apparecchiano innanzi a chi ha buono stomaco da digerirlo,
cibo che nutrisce assai meglio delle più squisite vivande imbandite
al più liberale convito. Anzi quella concisione di linguaggio scien
tifico, quasi ridotto a formule matematiche, per cui a chi non ha
acume da entrarci bene addentro pare enimmaticamente oscuro, è,
secondo noi, uno dei pregi più singolari del Sarpi, di che in lui e
nel Santorio s'ha esempio unico in quei tempi
Del resto, anco quando non s'avesse nessuna scrittura scien
tifica dell'Autore, basterebbero a testimoniar della scienza di lui le
sincere ammirazioni e le lodi dei contemporanei, fra'quali Galileo
e il Gilbert soli varrebbero per tutti gli altri. Ma giacchè quelle
scritture ci sono e son vive e parlanti, studiamoci di leggerle, con
la serenità stessa di chi nulla altro ama e null'altro vuole annun
ziar che il vero.
tifica dell'Autore, basterebbero a testimoniar della scienza di lui le
sincere ammirazioni e le lodi dei contemporanei, fra'quali Galileo
e il Gilbert soli varrebbero per tutti gli altri. Ma giacchè quelle
scritture ci sono e son vive e parlanti, studiamoci di leggerle, con
la serenità stessa di chi nulla altro ama e null'altro vuole annun
ziar che il vero.