Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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128104DELLA FORZA DE’ CORPI eſsere aſtretto ad aſsumere più toſto i pochi, che
i molti;
perciocchè potrebbono queſti molti eſser
voluti, e per quel fine, a cui traggono, et an-
che per loro ſteſſi.
E così potrebbe Dio tra le in-
finite coſe poſſibili, che egli ſta contemplando in
ſe medeſimo fino ab eterno, aver veduto un cer-
to effetto prodotto da mille cagioni inſieme, e lo
ſteſſo effetto prodotto da due ſole, et averlo vo-
luto più toſto prodotto dalle mille, che dalle due;
perciocchè non ſolo l’ effetto, ma potrebbono eſ-
ſergli piaciute ancor le cagioni.
Potea forſe la
terra eſſere illuminata d’ una maniera più ſempli-
ce;
ma Dio ha creato un ſole, che è tanto più
grande di lei, il qual rivolgendoſi con una ma-
raviglioſa celerità per gli ſpazj immenſi del Cielo
verſi in lei del continvo una impercettibil copia
di luce.
E perchè? perchè egli forſe ha voluto
non già una terra illuminata, ma una terra illu-
minata, et un ſol, che la illumini.
Senza che vuo-
le Iddio co’ medeſimi mezzi ſervir ſpeſſe volte a
moltiſſimi fini;
e noi, conoſcendone un ſolo, giu-
dichiamo quei mezzi eſſere ſovrabbondanti;
e ſon
veramente, ſe a quel fine ſolo, che conoſciamo,
ſi riferiſcano.
Ma nol ſarebbono, ſe gli riferiſ-
ſimo a tutti;
come fa Iddio, il qual, provedendo
ad un fine, vuol provedere.
anche agli altri, e
creando l’ albero non penſa ſolo all’ albero, ma
anche agli uccelli, che hanno da porvi il nido,
e al paſſeggiero, che dee ſederviſi all’ ombra.

Voi avete fatto, diſſe quivi il Signor D.

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