Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1sare addirittura il più assoluto pirronismo storico. Incomincia da
far le meraviglie come mai l'esistenza delle valvole delle vene po­
tesse esser rimasta agli anatomici per così lungo tempo occulta, e
soggiunge che nel sezionare i cadaveri s'abbattè a vederle per la
prima volta nel 1574. (De ven.
ost. pag. 1). La via della scoperta
gli era stata preparata già da ciò che eragli occorso d'osservare
nelle vene allacciate o compresse (ivi, pag.
2) le quali inturgidendo
di sangue mostrano nel loro decorso certi nodi, come quei delle
canne, ond'è che mettendosi a dissecare per veder ciò che fossero
veramente quei nodi, ritrovò che egli eran dovuti a un ristagno di
sangue, operatovi dalle valvole, a quel modo che si vede fare alle
cateratte attraverso al corso di un fiume.
Ora, è egli credibile che Girolamo Fabrizi d'Acquapendente,
nella vita sua civile e scientifica così dignitoso, avesse osato d'as­
serire tali falsità e di scriverle sotto gli occhi di Fra Paolo?
E
dall'altra parte egli invoca, a far testimonianza del vero, l'inclita
nazione Germanica, alla quale dedica il Trattatello, e nella stessa
Lettera dedicatoria ringrazia Salomone Alberto, per aver nella sua
nazione divulgata quella scoperta.
Ritornando ora alle osservazioni del Grisellini, diciamo che,
sebbene debba credersi vero autore della scoperta delle valvole delle
vene nò il Sarpi, ma l'Acquapendente, è falso nulladimeno che i
due grandi uomini o di li o d'altronde pigliassero argomento a di­
mostrar il circolo del sangue.
Vari passi potrebbero citarsi dalle
opere dell'Acquapendente, e specie dal cap.
VIII, Parte II. De for­
mato foetu, da'quali si proverebbe com'egli, trattando degli usi
del polmone, ripete le antiche dottrine galeniche approvate già dal
Vesalio e dal Falloppio, nulla accettando nemmeno di ciò che, ri­
spetto alla piccola circolazione, avevano dimostrato il Colombo e il
Cesalpino.
Dall'altra parte, per lo stesso Trattato De venarum ostiolis
si par chiaro che l'Autore attribuiva alle valvole un ufficio ben di­
verso da quello che veramente hanno in natura, il qual'è di faci­
litare il corso del sangue verso il lago del cuore.
L'Acquapendente
infatti ammettendo che il sangue venoso abbia virtù di alimentare,
dice che le valvole sono ordinate a distribuir quell'alimonia per
tutto equamente.
Che se nelle vene più lontane dal centro del cuore,
come in quelle delle braccia e delle gambe, osserva le valvole ri­
correre ivi più spesse, non sospetta per niente che ciò sia perchè
il sangue abbisogna, in quelle condizioni, d'aiuti maggiori, avendo
a fare un viaggio più lungo per tornarsene al suo principio; ma

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