Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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132108DELLA FORZA DE’ CORPI ſto di voler ſeguire; e tale argomento è paruto all’
illuſtre filoſoſo tanto grave, che l’ ha di gran lun-
ga antepoſto a tutti gli altri, che ſoglion produr-
ſi a dimoſtrare l’ eſiſtenza di Dio;
tanto ha egli
dato di autorità alla femplicità.
Se così è, aſsai
picciola coſa, riſpoſi io allora, baſta a Mauper-
tuis per ſarne un Dio.
Come picciola coſa? diſse
allora la Signora Principeſsa;
pare a voi piccio-
la coſa a ſaper conoſcere tra le infinite leggi poſ-
ſibili, quali ſieno quelle, in cui ha men d’azione?
Piccioliſſima; riſpoſi. Perchè? diſse la Signora
Principeſsa.
Perchè, diſſi, le ha ſapute conoſcere an-
che Maupertuis;
che non è un Dio: io credo che ſia
il preſidente dell’ accademia di Berlino.
E certo ſe
l’ autore della natura non altro aveſse ſaper dovu-
to, ſe non quali foſsero le leggi del moto, a cui
meno azione, che a tutte l’ altre, ſi richiedeſse,
non avea per ciò meſtieri d’ una ſapienza inſinita;

baſtava bene, che egli ſapeſse un poco il calcolo
differenziale.
Seguir poi quelle leggi, in cui ha
meno azione, e men fatica, che in tutte l’ altre,
è un conſiglio, che avrebbe preſo non ſolo ogni
prudente, ma anche ogni pigro.
Vedete dunque,
che il grandiſſimo filoſofo d’ aſsai picciola coſa ha
fatto un Dio.
Diſse allora la Signora Principeſ-
ſa ridendo, voi torcete ogni coſa a ſenno voſtro;

ma certo la ſcelta di quclle poche leggi leva via
la ſuſpicione del caſo;
perciocchè il caſo non le
avrebbe potuto ſcegliere tra infinite altre;
al
che richiedevaſi una mente dotata di ſcienza,

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