Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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133109LIBRO I. di conſiglio. Sì; riſpoſi io; ma queſta mente
avea biſogno di così poca ſcienza, e di così
poco conſiglio, che ſe io non ſapeſſi altro di
lei, per queſto ſolo non la farei un Dio;
e
più la ſtimo di aver potuto creare i corpi, e
trarli dal nulla, et impor loro certe leggi, qua-
li che eſſe ſieno, onde doveſſe uſcirne il vago e
maraviglioſo aſpetto dell’ univerſo;
che di aver
conoſciuto fra le tante leggi del moto, quali foſ-
ſero le più ſemplici.
Finchè noi, diſſe allora il
Signor D.
Serao, andremo dietro agli argomenti
dei metaſiſici, a voi non mancheranno le ſotti-
gliezze.
Intanto però tutte le opere della natura,
che noi intendiamo, noi le troviamo molto ſem-
plici;
e da quelle, che intendiamo, poſſiamo ſa-
re argomento dell’ altre.
Tutte le opere, riſpoſi
io, che intendiamo, della natura, le troviamo
ſemplici, perchè noi non intendiamo, ſe non le
ſemplici;
alle più compoſte non poſſiamo aggiun-
gere;
e quelle iſteſſe, che chiamiamo ſemplici,
non le diremmo forſe tali, ſe le intendeſſimo per-
fettamente;
che ſcopriremmo anche in eſſe un’ in-
finita varietà di azioni, e di qualità, e di modi,
che la picciolezza del noſtro intendere non ci per-
mette di diſcoprire;
eſſendo coſa vana il crede-
re, che gli artificj della natura non ſi eſtendan
più là delle noſtre cognizioni.
Vedete, diſſe il
Signor D.
Serao, la varietà dei colori, che pare-
va eſſere compoſtiſſima, come s’ è ridotta a ſem-
plicità, riducendoſi tutti quanti i colori a ſoli

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