Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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141117LIBRO I. ra, quanto a me, egli è certo; e come intendete
voi quello, ch’ e’ dice, che la forza viva ſi vuole
ammettere, acciocchè l’ effetto ſia eguale alla ca-
gione;
moſtrando poi in tanti luoghi, particolar-
mentealle pagine 175.
176. di averla non per una
qualità reale de corpi, ma per una ſemplice idea de
i matematici;
quaſi gli effetti doveſſero uguagliarſi
alle lor cagioni nella mente dei matematlci, e non
ne i corpi.
Ma vegniamo al cangiamento, di cui
dicevate:
intorno al quale io argomenterò per
modo, che non avrò biſogno di ſtabilire, in che
egli conſiſta;
perchè in qualunque conſiſta delle
tre coſe, che avete detto, io vi farò chiaro che
ſempre confuſione ne naſce, e diſordine.
E pri-
mamente ſe il cangiamento prodotto dalla poten-
za foſſe la forza viva, che il corpo acquiſta;
di-
cendoſi poi, che la forza viva è una virtù con-
ſervatrice del cangiamento, verrebbe a dirſi che
la forza viva foſſe una virtù conſervatrice della
forza viva;
che ſarebbe brutta definizione. Se il
cangiamento poi foſſe la velocità;
ne ſeguirebbe,
che la forza viva, che ne è la conſervatrice, ſa-
rebbe la conſervatrice della velocità, e non eſ-
ſendo altro, ſarebbe proporzionale alla velocità,
cui conſervaſſe.
Che ſe il cangiamento prodotto
dalla potenza foſſe quel paſſar, che fa il corpo, da
un luogo ad un’ altro;
io dimando prima, come
poſſa la potenza determinare il corpo a ſcorrere
un certo ſpazio, e non determinarlo inſieme a
ſcorrerlo in certo tempo;
perchè in verità fino

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