Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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142118DELLA FORZA DE’ CORPI tanto, che il corpo ſarà indifferente a ſcorrerlo
in un tempo, o in un’ altro, non lo ſcorrerà mai,
ne mai potrà dirſi determinato a ſcorrerlo.
Ora
ſe la potenza determina il corpo a ſcorrer un
certo ſpazio in certo tempo;
e queſto è il cangia-
mento;
chi non vede, che il cangiamento ſi ri-
duce alla velocità, e ci richiama all’ argomento
poc’ anzi detto?
Ne mi ſi dica che l’ effetto della
potenza ſia il paſſaggio del corpo da un luogo ad
un’ altro, aſtratto, e ſeparato da ogni tempo, per-
chè io dirò che queſta è coſa troppo ſottile, e
parrà oſcura.
Sorriſe quivi la Signora Principeſ-
ſa;
e laſciando, diſſe, una tal controverſia da par-
te, io vorrei bene, che mi ſpiegaſſe il P.
Ric-
cati, che coſa intenda egli dicendo che la velo-
cità non è un’ effetto della forza viva, ma un
conſeguente.
Allora il Signor D. Niccola riden-
do, queſti, diſſe, che ſi ricorda le pagine, il vi
dirà egli.
Ne parla, diſſi io, ſe altro non volete,
alla pagina 22, ma non lo ſpiega gran fatto;
ri-
mettendoſene a Carteſiani, i quali ſe vogliono,
dice egli, che la velocità ſia un conſeguente del-
la quantità del moto, non già un’ effetto;
per-
chè non potrò io ſimilmente dire, che ſia non già
un’ effetto, ma un conſeguente della forza viva?
così egli; ma io temo, che i Carteſiani diranno,
la velocità eſſere la quantità ſteſſa del moto, e
non un conſeguente di eſſa;
e rifiuteranno di
ſpiegare un conſeguente, che non ammettono,
aſpettando intanto, che il Padre Riccati

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