Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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145121LIBRO I. diſſe, di ſcioglierlo, ſe pur volete ſoſtenere quella
voſtra opinione, che niente ſi faccia nella natu-
ra ſe non per via di potenze, che producano,
o diſtruggano la velocità.
Così che, diſſi, a
me tocca di fare ogni coſa.
Allora la Signo-
ra Principeſſa ſorridendo diſſe:
il Signor D. Ni-
cola eſporrà l’ argomento, e voi lo ſciogliere-
te.
Et io, ſe l’ argomento, riſpoſi, ſarà e-
vidente, non avrò nulla da ſciogliere.
Egli è
ben vero, che, ſe non mi ſi moſtrerà chiara-
mente, che la forza viva ſia neceſſaria, come
ora diceva il Signor D.
Niccola, mi dovrà eſ-
ſer lecito di ritenere l’ opinion mia, e ridurre
ogni coſa alle potenze, et all’ inerzia;
la qual’
opinione non è tanto mia, che non ſia anche d’
altri;
et oltre a ciò è più facile, e più ſpedita,
e più ſemplice.
Neſſuno, diſſe la Signora Prin-
cipeſſa, potrà contendervelo.
Vedete però, diſ-
ſe allora il Signor D.
Serao, che ritenendovi la
voſtra opinione per quella ragione, che dite,
non paja, che voi ſeguitiate quel principio di
ſemplicità, che poco innanzi avete preteſo, eſſe-
re ſtato introdotto dai filoſofi più per comodo
loro, che per la verità.
Quando io lo ſegui-
taſſi, riſpoſi, cercherei iI mio comodo;
il che
hanno fatto tutti i filoſofi;
ma io credo in ve-
rità, che quantunque il ſapientiſſimo facitor del-
le coſe poſſa far tutto, che a lui piace;
a noi
però ſta di non ammettere ſe non quello, che
ſappiamo aver lui fatto;
ne poſſiamo ſapere

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