Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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146122DELLA FORZA DE’ CORPI ch’ egli s’ abbia fatto, ſe non in due manie-
re, o veggendolo con gli occhi noſtri già fat-
to, o argomentandolo dalla neceſſità, che v’e-
ra di farlo.
Voi dite beniſſimo, riſpoſe il Si-
gnor D.
Serao, ne a noi conviene di aggiunge-
re a piacer noſtro alcuna coſa a quelle, che tro-
viamo aver fatte il ſapientiſſimo autore della na-
tura.
Ma a me però non potrà mai capir nell’
animo, che quel ſapientiſſimo ne faccia pur una
oltre il biſogno.
Sì, riſpoſi io, ſe le faceſse per
biſogno.
Qui volendo riſpondere il Signor D.
Serao, la Signora Principeſſa lo interruppe, e
diſſe:
voi tornereſte per poco all’ iſteſsa lite;
della quale s’ è oramai detto più che meſtieri
non era;
pure ſe vi reſta ancor da dirne, po-
tremo rimetterla ad altro tempo.
Or parmi, che
il ſole ſi avanzi di gran paſso verſo il meriggio,
così che queſt’ albero poſsa oramai mal difen-
derci.
Il perchè fie bene che noi ci accoſtia-
mo a caſa il Signor Governatore.
Avendo
così detto, et eſsendoſi in piè levata, ci levam-
mo tutti;
indi pian piano ci accoſtammo alla ca-
ſa, nella quale già eran meſse le tavole;
e dopo
alcuni piacevoli ragionamenti avuti col Gover-
natore, e con altri Signori, che preſso lui erano,
eſsendo l’ ora del deſinar venuta fummo con.

grandiſſima magnificenza, e tanto onorevolmen-
te ſerviti, che più non potea deſiderarſi.
Fini-
to il mangiare, la Signora Principeſsa ſi fece.

venire innanzi una giovinetta oltremodo bella.

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