Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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14739DEGLI ARCHITETTI.
Dopo d’aver conſiderato tante varietà di ſconce fineſtre, e di ſoglie di porte pe-
ſanti
, è neceſſario dar parimente un’occhiata a quelle, che ci preſenta il Padre Poz-
zi
nella ſeconda Parte del ſuo Libro, in cui dice d’aver cavato da molte fabbriche
di
varia invenzione quelle porte, e fineſtre, che gli ſono parute più nobili, e che
ſi
ſcoſtino dalle volgari, e d’avervene aggiunte altre di ſua fantaſia, perchè ſe ne po-
teſſe
ſervire chiunque ne aveſſe voglia.
Fa bene a dire, che ſe ne ſerva chi ne aveſ-
ſe
voglia:
poichè 10 non ſaprei, come mai poteſſero aver corpo fra gl’intendenti le
figure
, che queſto buon Frate propone, che ſono delle condannate, e da perpetua-
mente
condannarſi, a motivo delle grandi improprietà, che in ſe racchiudono.
Si
oſſervi
la prima ſotto il Numero 1.
, che è di ſua invenzione, da eſſo propoſta per
la
ſacciata di San Giovanni in Laterano nel ſecondo diſegno, che il medeſimo ne
fece
.
Queſta è di ſoglia falſa, perchè, oltre l’eſſere colle due teſte in aria, facendo
arco
nel mezzo, ha di ſotto conchiglia pure in aria, che pareggia la dirittura della
ſteſſa
ſoglia, collo ſconcerto del modiglione, ocartella nel mezzo della cornice, che
gira
in fronteſpizio cuſpide, il quale appoggia ſull’arco, e lo aggrava, in vece di
ſollevarlo
.
Coſa ſtravagante certamente, non ragionevole in verun conto. Quanto
alla
fineſtra, che ſegue ſotto il Numero 2.
e chi può tacere, vedendola così ſtravolta
nelle
ſue cornici, che piombano tutte ſopra la ſoglia, facendo quaſi centro colle car-
telle
, e col maſcherone, ſopra cui vi è il ripieno riquadrato, e ſommamente peſan-
te
?
Se queſta fineſtra poſſa dirſi nobile, laſcio aſſerirlo da chi poſſiede il buon gu-
ſto
.
Similmente è di ſua invenzione la porta ſotto il Numero 3. Queſta non contie-
ne
un jota d’Architettura, ma è puro lavoro da ſtuccatore.
Si oſſervi poi altra fi-
neſtra
ſotto il Numero 4.
con i rimenati a roverſcio, terminanti ſul mezzo della ſo-
glia
, interrotti pure da cartelle;
ed ha nella mezzeria per ripieno teſta con cimie-
ro
, e feſtoni, e campanelle;
e nelle parti il riccio, che ſoſtiene leſenatura della cor-
nice
.
In queſto luogo dee dirſi parimente, che la cornice, e i rimenati a nulla ſer-
vono
per riparar dalle piogge;
ma bensì, che tutta cada la pioggia ſulla mezzeria
della
fineſtra, lo che non ſolo rieſce incomodo, ma forma figura d’ecceſſivo peſo
alla
ſteſſa ſoglia.
Lo ſteſſo dee dirſi dell’ altra ſotto il Numero 5. per rapporto alla
deforme
figura formata dalla ſoglia, eſſendo così inzancata e peſante colla meſchini-
delle due cartelline alle parti ſotto alle zanche:
come altresì dell’altra, che ſe-
gue
al Numero 6.
la diremo moſtruoſa pel cantonale fatto alla foggia di legnajuolo,
non
mai d’Architetto.
La ſua compagna poi al Numero 7. è malamente compoſta,
quaſi
priva della ſua vera ſoglia, perchè parte inzancata con cartelle, che ſoſtengo-
no
tutta cornice cuſpide, e nella mezzeria ſcudo con feſtoni appoggiati ſullo ſcarſo
filo
della ſteſſa ſoglia.
Le altre, che ſeguono ai Numeri 8. e 9. ſono d’aſſai ſtravol-
ta
invenzione.
Dimando ora io: ſe queſte porte, e fineſtre riconoſciute dal P. Pozzi
per
particolari, e nobili, s’abbiano a creder tali, oppure peſanti, mentre ve ne ſono
di
meſchine, e volgari;
e ſe debban ſervire d’eſemplari, oppure ſien tanti gruppi
d’errori
da evitarſi quanto è mai poſſibile, non eſſendo grandioſe, proprie,
giuſte, convenienti?
Dirò adunque, che molti penſano di ſaper molto, e ſono
ignorantiſſimi
del vero, e del poſitivo.
Le idee volgari diſdicono certamente all Ar-
chitetto
giudizioſo.
Eppure a queſti tali ſi applaude dai cervelli corrotti, e vaghi
della
rea moda, e che ſenza procurare d’intendere ſi fiſſano nell’opinione corrotta,
e
voglion ſoſtentare il cattivo per buono, e non curando il buono amano perderſi
negli
abuſi, ed errori.
Gran vergogna ell’è in vero il veder la verità, e la purità
della
ſcienza conculcata, e che non s’abbia più a formar concetto dell’ottimo.
Non torneranno più i paſſati tempi; ma potrebbe ben riſorgere il buono, quando ven-
gano
eſaminati gli antichi eſemplari, e bandite le ſtravaganze.

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