Del Bruno, Raffaelo, Ristretto delle cose piu' notabili della citta' di Firenze, 1719

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1 ro tenute poſseggono, edificati: onde illeg-
giadriſsimo Arioſto tutto ſtupore, e ſenza.
veruna iperbole, in oſſervandole, così cantò.
ro
PARTE
A veder pien di tante Ville e colli,
Par, che 'l terren ve le germogli, come
Vermene germogliar ſuole, e rampolli.
Se dentro a un mur ſotto un medeſmo nome,
Fuſſer raccolti i tuoi Palagi ſparſi,
Non ti ſarien da pareggiar due Rome.
La coltivazione poi de' terreni è sì gentile,
e pulita, che non cede ad alcuna dell'Euro-
pa, tanti Giardini ſono ſtati ſpeſſe volte cre-
duti i noſtri Poderi dagli Oltramontani; co-
sì ben coltivati ſi veggono, e con tant'or-
dine, e delicatura fatte le piantate delle Vi-
ti, degli Ulivi, de' Gelſi, e de' frutti, che
belli, e ſaporiti in gran copia ſi guſtano;
eſſendo ſempre mai ftata non minor cura.
de' noſtri Cittadini in tenere ben cuſtodite
le loro tenute, di quel che ella ſia in tutte
le più ſerie loro applicazioni; anzi molti del-
la più fiorita Cittadinanza, ſi ſon gloriati di
laſciare precetti, e regole, che molto utili
fino a' noſtri tempi ſi provano.
Un Luigi
Alamanni non fece in verſo la ſua coltiva-
zione Toſcana, e dedicolla al Rè Franceſco
Primo?
E Gio: Vettorio Soderini, con Ber-
nardo Davanzati non ci dettero profittevoli
ammaeſtramenti ſopra la poſta delle Viti?

E il dotto Pier Vettori ſopra quella degli
Ulivi?
E l'Agricoltura di Pier Creſcenzi non
ſu ella tradotta nella Fiorentina Favella, e
da Baſtian de' Roſsi Accademico della Cru-
ſca, poi ricorretta, e ridotta?
Ritornando
al noſtro propoſito, in queſta ſeconda Par-
te: per ſecondare il primo inſtituto, tratte-

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