Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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12 viii
13 ix
14 x
15 xi
16 xii
17 xiii
18 xiv
19 xv
20 xvi
21 xvii
22 xviii
23 xix
24 xx
25 1
26 2
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15xi che quando quelli, che parlano, moſtrano di ave-
re gli uomini, di cui parlano, per dabbene e coſ-
tumati, et oltre a ciò per valoroſi nelle arti lo-
ro, non poſſan poi uſare una burla, ne ſcherzan-
do dire:
coteſta opinione è troppo altiera: tu se’
malizioſo:
et altre tali coſe, che, dette manife-
ſtamente per iſcherzo, contengono più toſto laude
che biaſimo;
e certamente non moſtrano cattivo
animo, ne inimichevole in chi le dice.
Ne certo
volle il Bembo, che doveßero inimicarſi tra loro
Giſmondo e Perottino, benchè l’ uno accuſaſſe l’
altro di menzogna, anzi inteſe, che foſſer tra
loro amiciſſimi;
e la Signora Emilia Pia non eb-
be a male, che il Conte Lodovico da Canoſſa le
riſpondeße, che non potea mancare chi contraddi-
ceſſe al vero, ovunque ella foße;
e di queſti e-
ſempi il Caſtiglione è pieno.
Ma oggidì ſono mol-
ti, maſſime in queſta noſtra Città, tanto vezzoſi,
che ragionando delle lor profeſſioni non vogliono,
che ſi rida, e ſe il fai, ſe ne turbano:
i qua-
li però ſappiano, che io gli ho riguardati tanto,
che per riſpetto di loro io avea già quaſi depoſto
il penſiero di dare queſt’ operetta alle ſtam-
pe;
e l’ autore ſteßo parea, che me ne diſtoglieſ-
ſe.
Il quale, avendogli io ſignificato per lettere
di volerla fare imprimere, così mi riſpoſe:
vede-
te bene, che alcuni non ſe ne offendano;
per-
chè ſebbene in queſto libro ſi moſtra per tutto
grandiſſima ſtima degli altri, i più dei letterati
non ſe ne contentano, e vogliono bandire ogni

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