1— Quale sciocchezza sarebbe a lasciar questa perla così preziosa ad
addosso a questo straniero? Facciamola nostra, pensò Galileo, e poi
rimandiamolo addietro. — Chi legge la Lettera a Tolomeo Nozzolini
(Alb. XII, 112) ritrova questo appropriamento fatto con sì maravi
gliosa destrezza, che la poca facondia di qualunque oratore baste
rebbe a rimandare il colpevole assoluto. Nè minor destrezza, per
non moltiplicare in esempi, usò nel III Dialogo de'Due Massimi Si
stemi, in appropriarsi l'osservazione dei varii dilatamenti della pu
pilla, al variar dell'intensità luminosa. (Alb. I, 394).
addosso a questo straniero? Facciamola nostra, pensò Galileo, e poi
rimandiamolo addietro. — Chi legge la Lettera a Tolomeo Nozzolini
(Alb. XII, 112) ritrova questo appropriamento fatto con sì maravi
gliosa destrezza, che la poca facondia di qualunque oratore baste
rebbe a rimandare il colpevole assoluto. Nè minor destrezza, per
non moltiplicare in esempi, usò nel III Dialogo de'Due Massimi Si
stemi, in appropriarsi l'osservazione dei varii dilatamenti della pu
pilla, al variar dell'intensità luminosa. (Alb. I, 394).
In un altro Autore così fatte destrezze di mano passerebbero
inosservate, ma in Galileo rivelano l'esecuzione di un tenace pro
posito, qual era di voler essere in qualunque modo o di apparire
in tutto il primo e il solo. Da questo stesso genio veniva frugato
a moltissime occasioni, quando si trattava di rivendicare scoperte,
che sarebbero state per giustizia appartenute agli odiati molesti
competitori. Gli dà nuova il Sagredo di aver veduto in Padova, ap
presso il Santorio, uno strumento da misurar col compasso i gradi
del calore e del freddo. Galileo risponde che quello strumento era
di sua propria invenzione. Ma in effetto, col pretesto di rivendicare
a sè l'esperienza, intendeva usurparsi l'applicazione della esperienza
stessa, nella quale sola consisteva il merito dell'invenzione del ter
mometro. Che anzi, sebbene egli dice di aver fatto quella tale espe
rienza in Padova nel 1606 (Alb. VI), 313) gli si può rispondere che,
fin dal 1550, l'aveva pubblicata il Porta nel II Libro fra'quattro
della Magia, e nel 1601, nel III Libro degli Spiritali l'aveva ar
gutamente illustrata, applicandola alla soluzione di un importantis
simo problema, qual'è quello di trovare il volume, a cui può, per
la massima dilatazione, ridursi l'aria. La teoria poi dello strumento
fondata sul principio materiale degli egnicoli, di che tanto rimase
sodisfatto il Sagredo, a una lettera di Galileo, l'avea data già il Be
nedetti con più squisito giudizio.
inosservate, ma in Galileo rivelano l'esecuzione di un tenace pro
posito, qual era di voler essere in qualunque modo o di apparire
in tutto il primo e il solo. Da questo stesso genio veniva frugato
a moltissime occasioni, quando si trattava di rivendicare scoperte,
che sarebbero state per giustizia appartenute agli odiati molesti
competitori. Gli dà nuova il Sagredo di aver veduto in Padova, ap
presso il Santorio, uno strumento da misurar col compasso i gradi
del calore e del freddo. Galileo risponde che quello strumento era
di sua propria invenzione. Ma in effetto, col pretesto di rivendicare
a sè l'esperienza, intendeva usurparsi l'applicazione della esperienza
stessa, nella quale sola consisteva il merito dell'invenzione del ter
mometro. Che anzi, sebbene egli dice di aver fatto quella tale espe
rienza in Padova nel 1606 (Alb. VI), 313) gli si può rispondere che,
fin dal 1550, l'aveva pubblicata il Porta nel II Libro fra'quattro
della Magia, e nel 1601, nel III Libro degli Spiritali l'aveva ar
gutamente illustrata, applicandola alla soluzione di un importantis
simo problema, qual'è quello di trovare il volume, a cui può, per
la massima dilatazione, ridursi l'aria. La teoria poi dello strumento
fondata sul principio materiale degli egnicoli, di che tanto rimase
sodisfatto il Sagredo, a una lettera di Galileo, l'avea data già il Be
nedetti con più squisito giudizio.
E intorno alla scoperta delle macchie solari, che fiera guerra
non muove questo ardito conquistatore! E perchè? Se si riguarda
la materiale e occasionale osservazione del fatto, non ci è dubbio
che il Fabricio, e tutti coloro che, eccitati dall'Avviso sidereo, eb
bero il coraggio di farsi bruciare gli occhi, osservando direttamente
il sole, o si prevalsero dell'ingegno di riguardarlo per proiezione;
precedettero lo Scheiner e Galileo. Se si ha riguardo a chi primo
si rivolse all'osservazione del fatto, con vero intendimento scienti
fico, i documenti attestano che lo Scheiner precedè Galileo Se si
non muove questo ardito conquistatore! E perchè? Se si riguarda
la materiale e occasionale osservazione del fatto, non ci è dubbio
che il Fabricio, e tutti coloro che, eccitati dall'Avviso sidereo, eb
bero il coraggio di farsi bruciare gli occhi, osservando direttamente
il sole, o si prevalsero dell'ingegno di riguardarlo per proiezione;
precedettero lo Scheiner e Galileo. Se si ha riguardo a chi primo
si rivolse all'osservazione del fatto, con vero intendimento scienti
fico, i documenti attestano che lo Scheiner precedè Galileo Se si