Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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152128DELLA FORZA DE’ CORPI il valore, e la forza; e ſapendo miſurare la loro
probabilità, e contentarſene, qualora non poſſa
giungerſi all’ evidenza;
ricercando poi l’ eviden-
za in quei luoghi, ove qualche ſperanza ci ſe ne
moſtri:
e non far, come quelli, i quali aſſueti
all’ evidenza dei matematici ſoffrir non poſſono le
ragioni probabili dei giuriſti, ovvero avvezzi al-
la probabilità dei giuriſti ſi nojano delle ragioni
evidenti dei matematici;
nel che errano cosi gli
uni, come gli altri.
Et anche dovrebbe per eſſer
degno del nome di filoſoſo ſapere perfettamente
tutte le fallacie;
perchè ſebbene è vergogna tal-
volta l’ uſarle, è però molto maggior vergogna,
eſſendo uſate da altri, il non ſaper ſvolgerle, e
diſcoprirle.
Ne con tutta queſta ſcienza però ſa-
rà gran fatto il filoſofo da apprezzarſi, ſe egli non
ſe ne ſervirà a conſeguire le altre;
e non avrà
in primo luogo compreſa nell’ animo la varietà,
e l’ ordine, e la bellezza di tutte le coſe intellet-
tuali, che chiamanſi metafiſiche:
le quali alcuni
diſprezzano, avendole per inſuſſiſtenti, e vane;
ma ſe penſaſſero, niuna coſa preſentarſi giammai
all’ animo, ne più manifeſta, ne più ferma, et
immutabile delle forme univerſali ed aſtratte, e
niente eſſer prù certo che quei principj, e quelle
verità, che da eſſe a tutte le ſcienze derivano,
io non sò, perchè molto più ſtimar non doveſſero
quelle coſe, che eſſi chiamano inſuſſiſtenti e va-
ne, che non quelle, che eſſi chiamano vere e rea-
li.
E certo che la metafiſica ci aprì ella ſola

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