Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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153129LIBRÓ II. principio, e diſcoprì quella belliſſima e importan-
tiſſima diſciplina, che può dirſi il maggior dono,
che la natura abbia fatto agli uomini, voglio dir
la morale;
la qual ſe il filoſofo non ſaprà, ne a-
vrà cognizione delle virtù ne dei vizj, ne ſaprà
ragionare del fine dell’ uomo, ne della felicità, io
non ſo, che voglia egli farſi della ſua filoſofia.
E
quantunque la perfetta conoſcenza della morale
poſſa da ſe ſola inalzare il filoſofo ſopra gli altri
uomini, e farlo, per così dir, più che uomo, egli
non dovrà però eſſer privo ne della ſcienza eco-
nomica, ne della politica, e dovrà ſaper giudica-
re rettamente dei coſtumi, e delle uſanze tanto
domeſtiche, quanto pubbliche;
perchè dovrà eſſe-
re peritiſſimo eziandio della giuriſprudenza.
E
quanto a me, ſe io doveſſi formarlo a mio modo,
io vorrei che foſſe anche eloquente;
e ciò per due
ragioni, delle quali la prima ſi è, per poter ador-
nare le altre parti della filoſofia, et eſporle con
bel modo;
perchè ſebbene ſono ſtati molti filoſo-
fi, che hanno traſcurato ogni ornamento del dire;
io non credo però, che ne ſia ſtato alcuno mai tan-
to rozzo, che poteſſe la ſua rozzezza piacergli.
L’
altra ragione ſi è, che io tengo, che l’ eloquenza
ſia una parte della filoſofia eſſa pure;
poichè ſe
credeſi comunemente, che alla filoſofia ſi appar-
tenga il ſapere, come ſi educhino le piante, e ſi
lavorino i metalli, per qual ragione non dovrà el-
la anche ſapere, come, e per quai mezzi ſi luſin-
ghino gli animi umani, e ſi eccitino, e ſi movano?

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