Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1compensa del dono ricevuto, deride amaramente l'Autore, per avere
scritto del sole ellittico, come di problema astruso, un intiero trat­
tato, ancorchè tutto il mistero non ricerchi maggior profondità di
dottrina che l'intender per qual ragione un cerchio veduto in
maestà ci paia rotondo, ma guardato in iscorcio ci apparisce ovato
(Alb.
IV, 344). Ma come c'entra il cerchio se si tratta del sole che
è una sfera?
La cosa dovette sembrare allo stesso Autore assai
strana, e tornandoci sopra a speculare, s'avvide che il problema
non era di così facile soluzione, come l'aveva prima creduto, e
perciò nelle Operazioni astronomiche, correggendo colle rifrazioni
di Ticone e del Keplero le riflessioni speculari dello Scheiner, riuscì
finalmente a incontrarsi nel vero, benchè seguitasse a esprimersi
ancora sotto forma di dubbio.
Se il sole si mostra bislungo, credo
io veramente accadere, egli scrive, perchè, mercè dei vapori bassi,
l'inferior parte del disco solare viene più inalzata che la superiore,
restando l'altra dimensione, cioè la lunghezza, inalterata (Alb.
V,
383, 84). Anco questo però appar sotto tutt'altro aspetto che di una
ritrattazione, e anzi è notabile lo studio posto dall'Autore in cansar
ogni più piccolo accenno, per cui potessero risovvenirsi i lettori e
accorgersi di un errore trascorso.
La libidine del regnare non conosce ritegni: si trucidano gli
stranieri e i fratelli, si spogliano delle sostanze i nemici paurosi, e
gli amici più confidenti.
Fra questi più confidenti amici di Galileo
era Bonaventura Cavalieri, il quale aveva appresi i principii dimo­
strativi delle leggi del moto dalla meditazione dei Dialoghi de'Due
Massimi Sistemi.
Or avendo, in un suo libro, a trattar delle sezioni
del cono, applicando quei meccanici principii, si trovò, quasi senz'av­
vedersene, condotta in mano la dimostrazione che i proietti, non
avuto riguardo alle resistenze, descrivevano nel libero spazio vuoto
una parabola.
Nel mentre che il libro faceva i primi passi per
uscire alla luce, il modesto Autore dello Specchio Ustorio dà avviso
all'amato Maestro della bella e nuova proposizione dimostrata, spe­
rando se ne dovesse assai compiacere.
Ma qual divenne l'umile
fraticello, quando Cesare Marsili ebbe a leggergli quella lettera di
Galileo, piena di rimproveri sdegnosi saettati in mezzo all'imper­
versare più tempestoso dell'ira?
E perchè mai tanto sdegno? Perchè
colui che in tutto voleva essere il primo e il solo, pretendeva che
il teorema delle traiettorie paraboliche fosse suo.
Il fatto e il modo
di una tale usurpazione, forniranno un soggetto de'più nuovi e
importanti alla nostra storia, ma intanto, perchè in brevi tratti

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