1di penna si concluda, ecco l'esempio di un'altra usurpazione più
manifesta di quella e più violenta.
manifesta di quella e più violenta.
Il dì 19 Dicembre 1634 il Cavalieri scriveva una lettera a Ga
lileo, nella quale gli domandava il suo giudizio intorno alla Geo
metria degli indivisibili, non ancora finita di stampare, poi soggiunge
le seguenti parole: “ Scrivo in fretta, perciò mi scusi della negli
genza dello scrivere, e ciò per avere io voluto trascrivere un pen
siero intorno alla definizione V. del Quinto d'Euclide, quale le
mando per sentirne il suo parere.... Se le paresse cosa buona,
averei pensiero di metterla nel fine della mia Geometria ” (Campori,
ivi, pag. 423). Al sagace lettore quel Pensiero del Cavalieri parve
anzi tanto buono, che disegnò di farlo suo, e perciò distolse, con
lusinghiera persuasione, l'Autore dal pubblicarlo. Ciò si rileva da
un altra lettera dello stesso Cavalieri, il quale troppo facilmente
lasciatosi vincere alle lusinghe, proponeva d'aspettare a pubblicar
ciò che intendeva di metter per appendice alla sua Geometria, più
opportuna occasione (ivi, pag. 429). Ma il fatto si è che, invece di
andar quell'appendice a incoronar la Geometria degli indivisibili,
andò ad aggiungersi ai quattro Dialoghi delle Due Nuove Scienze.
Ii Pensiero trascritto e mandato da Bologna a Galileo, il giorno, il
mese e l'anno suddetto, non è smarrito. Quando noi lo sottopor
remo all'esame de'nostri lettori, vedranno che, non la materia sola,
ma la mossa stessa e gli stessi andamenti del dialogo galileiano son
ritratti da quel Pensiero scritto dal Cavalieri.
lileo, nella quale gli domandava il suo giudizio intorno alla Geo
metria degli indivisibili, non ancora finita di stampare, poi soggiunge
le seguenti parole: “ Scrivo in fretta, perciò mi scusi della negli
genza dello scrivere, e ciò per avere io voluto trascrivere un pen
siero intorno alla definizione V. del Quinto d'Euclide, quale le
mando per sentirne il suo parere.... Se le paresse cosa buona,
averei pensiero di metterla nel fine della mia Geometria ” (Campori,
ivi, pag. 423). Al sagace lettore quel Pensiero del Cavalieri parve
anzi tanto buono, che disegnò di farlo suo, e perciò distolse, con
lusinghiera persuasione, l'Autore dal pubblicarlo. Ciò si rileva da
un altra lettera dello stesso Cavalieri, il quale troppo facilmente
lasciatosi vincere alle lusinghe, proponeva d'aspettare a pubblicar
ciò che intendeva di metter per appendice alla sua Geometria, più
opportuna occasione (ivi, pag. 429). Ma il fatto si è che, invece di
andar quell'appendice a incoronar la Geometria degli indivisibili,
andò ad aggiungersi ai quattro Dialoghi delle Due Nuove Scienze.
Ii Pensiero trascritto e mandato da Bologna a Galileo, il giorno, il
mese e l'anno suddetto, non è smarrito. Quando noi lo sottopor
remo all'esame de'nostri lettori, vedranno che, non la materia sola,
ma la mossa stessa e gli stessi andamenti del dialogo galileiano son
ritratti da quel Pensiero scritto dal Cavalieri.
II.
Benchè non la fantasia o il passionato giudizio ma i fatti ci
abbiano rappresentato Galileo, come Aristotile si rappresentò al Ve
rulamio, sotto l'aspetto di un conquistatore, che stabilisca il suo
regno a somiglianza de'più scaltri e coraggiosi tiranni; prevediamo,
nonostante, che molti resteranno scandalizzati alla verità, che ha
sapore di amaro. Anzi siam di ciò più che certi, tanto vanno a ri
troso della corrente opinione quelle nostre storiche conclusioni. E
come infatti si possono conciliare insieme i titoli di tiranno e di
divino? Se nei conquistatori politici gli conciliò spesso l'adulazione
o il timore, non hanno simili passioni alcun effetto nel caso nostro,
abbiano rappresentato Galileo, come Aristotile si rappresentò al Ve
rulamio, sotto l'aspetto di un conquistatore, che stabilisca il suo
regno a somiglianza de'più scaltri e coraggiosi tiranni; prevediamo,
nonostante, che molti resteranno scandalizzati alla verità, che ha
sapore di amaro. Anzi siam di ciò più che certi, tanto vanno a ri
troso della corrente opinione quelle nostre storiche conclusioni. E
come infatti si possono conciliare insieme i titoli di tiranno e di
divino? Se nei conquistatori politici gli conciliò spesso l'adulazione
o il timore, non hanno simili passioni alcun effetto nel caso nostro,