Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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158134DELLA FORZA DE’ CORPI loſofo, ne chi foſſe, facilmente vorrebbe; eſsendo la
forma del filoſofo perfettiſſimo una coſa tanto
grande, e magnifica, e divina, che non è alcuno
così dotto in filoſofia, il qual mirando in quella im-
magine non ſi doveſſe vergognare di ſe medeſimo.
E ſe Cicerone non isfuggì di proporre agli uomi-
ni il perfetto oratore;
ciò forſe fece, perchè potea
credere di non eſſere a quello molto inferiore;
e
noi ſappiamo, che al Caſtiglione poco o nulla
mancò ad eſſere quel perfettiſſimo cortegiano, che
egli avea deſcritto.
Ma chi è, che veduta una
volta la forma di un filoſofo eccellentiſſimo e
ſommo, non s’ avvedeſſe di eſſerne infinitamente
lontano?
Quindi è, che molti ricuſano di vederla,
ne voglion cercarla per non trovare le lor man-
canze;
e volendo pur luſingarſi di eſſere compi-
tamente filoſofi, reſtringono la filoſofia dentro a
quei limiti, dentro cui ſentono eſſer riſtretta la
cognizion loro.
E quindi è, che troveremo mol-
ti, i quali, non avendo toccato mai ne la dialetti-
ca, ne la metafiſica, ne la morale, pur perchè
hanno apparato alcuni luoghi della fiſica, credono
aver veduta la filoſofia, tenendo per nulla tutto
il reſtante;
e molti eſperimentatori, che ſarebbono
per altro degni di ſingolar laude, ſono oggimai
venuti in tanto orgoglio, che vogliono tutto eſ-
ſer poſto nelle eſperienze;
e gridano, la filoſofia
dover trattarſi con le mani;
indarno volerviſi u-
ſar la ragione;
e non volendo uſarla, ben mo-
ſtrano di non averla.
Gli antichi in queſta

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