Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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159135LIBRO II. inteſero a mio giudizio più che i noſtri; percioc-
chè abbracciarono tutte le parti della filoſofia, e
le ſtimarono tutte grandemente;
e ſe in alcune
non ſeppero molto innanzi, cercaron però di ſa-
perne quanto a quei tempi poteaſi, e in alcune
altre furono tanto eccellenti, che levarono a i po-
ſteri la ſperanza di uguagliarli:
come Platone et
Ariſtotile, che furono maraviglioſi non ſolamen-
te nella metafiſica, e nella morale, ma anche
nella dialettica, la quale ebbe tanto accreſcimento
da Ariſtotele, che parve eſſere da lui nata;
et ol-
tre a ciò poſero molto ſtudio nella fiſica, e molto
ſeppero, ſecondo quei tempi, della naturale iſto-
ria;
ne mancò loro la geometria, ne l’ aritmeti-
ca, e furono intendentiſſimi di muſica, e di poe-
ſia, della quale Ariſtotile fu gran maeſtro;
e
parvero eloquentiſſimi a Cicerone.
E veramente
io credo, che quegli antichi aveſſero un gran
vantaggio ſopra dinoi;
perchè eſſendo quaſi o-
gnuna di quelle ſcienze, che la filoſofia abbrac-
cia e contiene, tanro più breve e più angu-
ſta a loro tempi, che a i noſtri, fu ad eſſi
più comodo l’ appararne molte, che a noi non
ſarebbe ſtudiarne una ſola.
Ne io mi ſdegno già
contra coloro, i quali rapiti da una parte ſola del-
la filoſofia, ſi allontanano dalle altre;
vorrei be-
ne, che apprezzaſſero ancor quelle, da cui ſi al-
lontanano, e ſtimaſſero appartenere alla filoſofia
anche ciò, che eſſi non ſanno.
Il che non volen-
do eſſi fare, mi levano la ſperanza di veder

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