165141LIBRO II.
dell’ altro, e produceſse velocità quadrupla.
Et
ho anche aggiunto, non piacermi quella ſuppoſi-
zione, ch’ egli facea; cioè che gl’ impulſi delle
ſerie ſieno iſtantanei, e diſgiunti l’ uno dall’ altro
per certi piccoliſſimi intervalli; levata la qual ſup-
poſizione come potrà egli ſoſtenere, che la velcci-
tà del globo N giunto in r debba eſser quadrupla
della velocità del globo C giunto in m? che an-
zi io dimoſtrerò eſſer doppia. E ciò vuol dimo-
ſtrarſi, ripigliai io, in maniera, che ſi intenda eſ-
ſere neceſſaria agli elaſtri la forza viva di Leibnizio.
Chi non ſa, diſſe quivi il Signor D. Serao, tutti i
noſtri ragionamenti eſſer rivolti a queſto? E a que-
ſto pure è rivolta quell’ altra difficoltà, che io ho
moſſo, tratta da quella ſerie, che propoſe Ber-
nulli negli atti di Lipſia, la quale allargandoſi
da amendue le parti ſpinge e caccia due globi di-
ſeguali. Per proceder dunque con qualche or-
dine, diſſe allora la Signora Prnicipeſſa, io
voglio, che il Signor D. Niccola eſponga prima,
e provi la ſua difficoltà; poi verremo a quella del
Signor D. Serao; diremo appreſſo qualche coſa
delle leggi del moto; giacchè anche di queſte è
ſtato propoſto di dover dire. E’ ſtato anche pro-
poſto, ripigliai io, non ſo che intorno al prin-
cipio della ſemplicità. Oh di queſto, diſſe la Si-
gnora Principeſſa, non voglio io, che più ſi ra-
gioni; perchè voi vi ſiete oſtinato in quella vo-
ſtra opinione; e mai non ſe ne verrebbe a capo.
Certo che nò, riſpoſi; perchè anche il Signor D.
ho anche aggiunto, non piacermi quella ſuppoſi-
zione, ch’ egli facea; cioè che gl’ impulſi delle
ſerie ſieno iſtantanei, e diſgiunti l’ uno dall’ altro
per certi piccoliſſimi intervalli; levata la qual ſup-
poſizione come potrà egli ſoſtenere, che la velcci-
tà del globo N giunto in r debba eſser quadrupla
della velocità del globo C giunto in m? che an-
zi io dimoſtrerò eſſer doppia. E ciò vuol dimo-
ſtrarſi, ripigliai io, in maniera, che ſi intenda eſ-
ſere neceſſaria agli elaſtri la forza viva di Leibnizio.
Chi non ſa, diſſe quivi il Signor D. Serao, tutti i
noſtri ragionamenti eſſer rivolti a queſto? E a que-
ſto pure è rivolta quell’ altra difficoltà, che io ho
moſſo, tratta da quella ſerie, che propoſe Ber-
nulli negli atti di Lipſia, la quale allargandoſi
da amendue le parti ſpinge e caccia due globi di-
ſeguali. Per proceder dunque con qualche or-
dine, diſſe allora la Signora Prnicipeſſa, io
voglio, che il Signor D. Niccola eſponga prima,
e provi la ſua difficoltà; poi verremo a quella del
Signor D. Serao; diremo appreſſo qualche coſa
delle leggi del moto; giacchè anche di queſte è
ſtato propoſto di dover dire. E’ ſtato anche pro-
poſto, ripigliai io, non ſo che intorno al prin-
cipio della ſemplicità. Oh di queſto, diſſe la Si-
gnora Principeſſa, non voglio io, che più ſi ra-
gioni; perchè voi vi ſiete oſtinato in quella vo-
ſtra opinione; e mai non ſe ne verrebbe a capo.
Certo che nò, riſpoſi; perchè anche il Signor D.