Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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16759DEGLI ARCHITETTI.
Da queſta ſcorrettiſſima porta ſi potrà rilevare, quanto ſia biaſimevole l’ uſo di
ſcorrette
proporzioni, che ſi ſcoſtano dall’unione di retta ſimmetria.
Sembra, che que-
ſta
porta ſia d’Ordine Toſcano, tanto ſi manifeſta l’alto, e il piano;
concioſſiachè
le
colonne ſieno ſcarſiffime nella loro altezza, come quelle, che non paſſano le ſei
teſte
del loro peduzzo, compreſo il capitello.
Quanto a me, penſo, che queſto Ar-
chitetto
, che ſi valſe di ſcarſa miſura, pretendeſſe di ſecondare il gran Vitruvio,
ove
dice, che nella Jonia fu fabbricato ad Apollo Pannionio un Tempio, perchè pri-
ma
ne aveva veduto un altro eretto nella Città dei Doreſi, ove volendo por le co-
lonne
, avendo peranche le ſimmetrie delle medeſime, perchè poteſſero reggere il
peſo
con qualche vaghezza di proporzione, quel tale Architetto miſurò la pianta del
piede
virile, e di groſſezza formando da baffo il fuſto della colonna, la levò ſei vol-
te
in altezza da terra col ſuo capitello:
e così appunto pretendeſſe di fare lui. In
queſto
caſo può ſupporſi, che il ſuo ſpiritoſo intendere abbia penſato a quel bel ri-
piego
moſtratoci dal Palladio nel ſuo IV.
libro dell’Antichità, praticato per allungar
le
colonne, veduto e difegnato da eſſo nel Tempio del Batteſimo di Coſtantino in
Roma
, e da eſſo pur praticato in S.
Giorgio Maggiore in Venezia alle colonne poſte
nella
porta maggiore dentro la Chieſa, e ai due Altarinella crociera:
così queſto pen-
valerſi dello ſteſſo partito, allungando colla pera aggiuntavi, e zoccolo al di ſot-
to
, finchè arrivaſſero a far moſtra di quella grazia, che non avevano, e veniſſero a
comporre
inſieme otto teſte della loro altezza.
Siffatto ripiego fu buono nel Batteſi-
mo
di Coſtantino, e più ancora del Palladio in San Giorgio Maggiore:
ma in que-
ſto
fa comparſa molto peſante, ha veſtigio della grazia e gentilezza delle colon-
ne
accennate;
ed in quelle pure vi è la ſua baſe ornata, e bella; dove in queſte,
ſuppoſto
l’Ordine Toſcano, il loro plinto è troppo alto, e lontano dalla convenien-
te
ſua proporzione, e bellezza.
Sotto poi i regoloni vi è il modiglione cartellato per
ſoſtegno
della detta colonna, ed in eſſo terminano gli ſcalini della ſteſſa riva.
Sopra le ſuddette colonne appoggia la cornice architravata e leſinata, con appreſſo
il
pilaftro.
Il punto ſta, come poſſanvi aver luogo l’altre leſinature al di dentro nel-
la
ſteſſa cornice corrente fopra l’arco:
può avervelo la leſinatura ſopra la ferraglia,
nol
nego:
ma che abbiaſi a leſinare perpendicolarmente anche ſopra le impoſte, e-
gli
è errore majuſcolo, e ſommo, per l’una, che per l’altra parte, la quale le-
ſinatura
ſta ſopra la ſteſſa cornice in aria, e queſta poſta ſull’ angolo dell’arco, ed
arriva
all’ovolo ſotto il gocciolatojo.
Come ſiaſi ideato tale improprietà lo ſpiritoſo
Architetto
, non ſo comprenderlo, non eſſendovi la menoma ragione;
che anzi per
lo
contrario vi ripugna totalmente la buona Architettura:
come altresì quel raggio,
che
ſe ne ſta in aria così pendente, in vece d’appoggiare ſulle proprie impoſte,
centro
per eſſo proprio:
potrà mai ſalvar l’Architetto quella meſchiniſſima zat-
tina
cerchiata, per indicare il ſuo appoggiamento ſaldo.
In ſomma guaſta è una tale
Architettura
, male eſeguita fuor d’ogni ragione.
Così l’Architetto, che non ha fon-
do
d’Arte, falla a occhi veggenti certamente.

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