bile non sarebbe niente differente dal punto
il che non essendo vero, non sarà vero l’angolo acuto esser indivisibile.
</s>
<s>E vero che sì come ‘l punto è principio della linea, così l’angolo
della figura; perciochè non solamente le dà la forza, ma ancho la
denominatione; ma non è vero che sì come ‘l punto di maniera è principio
della linea, che non divien già mai parte di essa, così l’angolo sia
principio della figura; perciochè è parte di essa, e che ciò sia vero,
levisi alla figura rettilinea l’angolo, tosto vedremo essa non solamente
scemarsi, ma distruggersi. </s>
<s>Si ‘ngannano coloro che fanno l’angolo
acuto indivisibile, non distinguendolo forse dal ponto e credendo che ‘l
ponto del contatto di due linee sia l’angolo. </s>
<s>Ma non il ponto è
l’angolo, ma ‘l contatto e ‘l concorso di due linee in un medesimo ponto,
come si è già mostrato nel cap. 3. e non può farsi questo concorso se da una
banda le linee non sono separate l’una dall’altra, altramente non sarebbero
due linee, ma una sola, o una cadente sopra l’altra, terminando ne’ medesimi
punti in quella guisa che Euclide dimostra nella IIII del primo.
</s>
<s>Adunque ‘l punto è termine del contatto, e l’angolo non è altro che
‘l contatto delle linee, che si fa nel modo già detto. </s>
<s>Dunque, per
esser termine, non può far che l’angolo acuto non si divida. </s>
<s>Da
queste ragioni si ritrahe ‘l punto e l’angolo esser cose differenti, come ‘l
termine è differente dalla cosa terminata: e da questa differenza si
conclude l’angolo esser divisibile. </s>
<s>Ma passiamo più avanti. </s>
<s>La
medisima ragione hanno le parti che ha ‘l tutto, sì come è sentenza commune
de’ Filosofi, adunque se l’angolo acuto è parte della figura o dello spatio
figurato, che è divisibile, ancho esso sarà divisibile. </s>
<s>Non si può
negare che la figura sia divisibile; perciochè è quantità continua, la quale
per Aristotile, nella
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Filosofia Naturale, è sempre divisibile: e
conferma con la commune autorità de’ Matematici e de’ Filosofi; perciochè
alla quantità continua convengon le tre misure. </s>
<s>Che l’angolo sia
parte della figura, oltre che la sperienza 'l mostra, l’afferma Averroe nel
5 della Metafisica, dicendo: l’angolo è parte della figura col mezzo della
quantità e della qualità e si conferma da Henrigo Glareano nel capitolo
primo della Geografia, il quale dice l’angolo esser una particella della
figura, che dal contatto della linea sorge nella larghezza. </s>
<s>Essendo
adunque l’angolo acuto parte della figura, per essempio del triangolo, e la
figura terminando lo spatio, segue che l’angolo acuto sia anchora parte
dello spatio, e posta la figura divisibile, e lo spatio divisibile, l’angolo
acuto anchora necessariamente sarà divisibile, il che si pruova; perciochè
Euclide in molte dimostrationi del primo, dove si fa comparatione de’ lati
del triangolo, e degli angoli, si dice sempre. </s>
<s>Angoli sottoposti a
lati uguali. </s>
<s>Onde si ritrahe che l’angolo non sarebbe stato
sottoposto a’ lati, se in fra essi non si trovasse lo spatio: né i lati si
possono chiamar lati, se toccandosi insieme in un punto (non per diritto di
ciascuno) non determinano la figura o quadrata o triangolare e perciochè
diventano lati costituendo la figura con gli angoli di essa. </s>
<s>Però,
dovunque è angolo, è anchora spatio, ed ogni spatio è divisibile, adunque
ciascun angolo è divisibile, adunque anchora l’angolo acuto sarà divisibile.
</s>
<s>Perciochè onde avviene che l’angolo si divida, se non perché si
divide lo spatio? Finalmente onde procede la verità dell’ultimo Assioma del
primo d’Euclide. </s>