1chieſa.
& non uogliono conſiderare, che non hanno, Geometria, nè Arithmetica, nè intende
no la for za delle proportioni, & la natura delle coſe. Egli biſogna adunque hauere eſſercitio, &
fabrica; biſogna diſcorſo. Il diſcorſo come padre; la Fabrica è come madre dell'Architettu
ra. {La fabrica è continuato penſiero dell'uſo.} Ogni artificioſo componimento ha lo eſſer
ſuo dalla notitia del fine come dice Galeno. Volendo adunque fabricare, fa di meſtieri hauerc co
noſcimento del fine. Fine intendo io quello, a cui s'indrizza la operatione: Et in queſto lo intel
letto conſidera, che coſa è principio, & che coſa è mezo. & truoua che il principio ſi conſide
ra in modo di preſidenza, & nel principiare il fine è prima dello agente, perche il fine è quello,
che muoue all'opera: lo agente è prima che la forma, perche lo agente induce la forma; & la
forma è prima, che la materia: imperoche la materia non è moſſa, ſe la forma non è prima nel
la mente di colui che opera. Il mezo ueramente è il ſoggetto nel quale il fine manda la ſua ſimi
glianza al principio, & il principio la rimanda al fine: però non è concordanza maggiore di
quella, che è tra'l principio, e'l fine. oltra di queſto egli ſi comprende che chiunque impediſce il
mezo, leua il principio dal fine: & che il mezo per cagione del principio s'affatica, & riſpetto
al fine ſiripoſa. Volendo adunque fabricare, biſogna conoſcere il fine, come quello, ch'al me
zo impone forza, & neceſſità. Ma per la cognitione del fine è neceſſario lo ſtudio, & il penſa
mento: Et ſi come il ſaettatore non indrizzarebbe la ſaetta alla brocca, ſe egli non teneſſe fer
ma la mira, coſi l'Artefice non toccarebbe il fine, ſe con la mente altroue egli ſi riuolgeſſe.
L'uſo adunque è (come s' è detto) drizzare le coſe al debito fine: come abuſo è torcerle da quel
lo. Ma per hauere queſto indrizzamento delle coſe al fine, fa biſogno d'hauere un'altro uſo, ilqua
le uuol dire Aſſuefattione, laquale non è altro, che ſpeſſa, & frequentata operatione d'alcuna
uirtù, & potenza dell'anima, o del corpo. onde egli ſi dice eſſer uſato alle fatiche, eſſer uſato, po
ſto in uſo, uſanza, & conſuetudine. Biſogna adunque eſſer uſo di continuamente penſare al fi
ne. Et però dice Vitr. Fabrica eſſer continuo, & eſſercitato, & come uia trita, & battu
ta da paſſaggieri frequentato penſiero d'indrizzare le coſe a fine conueniente.
no la for za delle proportioni, & la natura delle coſe. Egli biſogna adunque hauere eſſercitio, &
fabrica; biſogna diſcorſo. Il diſcorſo come padre; la Fabrica è come madre dell'Architettu
ra. {La fabrica è continuato penſiero dell'uſo.} Ogni artificioſo componimento ha lo eſſer
ſuo dalla notitia del fine come dice Galeno. Volendo adunque fabricare, fa di meſtieri hauerc co
noſcimento del fine. Fine intendo io quello, a cui s'indrizza la operatione: Et in queſto lo intel
letto conſidera, che coſa è principio, & che coſa è mezo. & truoua che il principio ſi conſide
ra in modo di preſidenza, & nel principiare il fine è prima dello agente, perche il fine è quello,
che muoue all'opera: lo agente è prima che la forma, perche lo agente induce la forma; & la
forma è prima, che la materia: imperoche la materia non è moſſa, ſe la forma non è prima nel
la mente di colui che opera. Il mezo ueramente è il ſoggetto nel quale il fine manda la ſua ſimi
glianza al principio, & il principio la rimanda al fine: però non è concordanza maggiore di
quella, che è tra'l principio, e'l fine. oltra di queſto egli ſi comprende che chiunque impediſce il
mezo, leua il principio dal fine: & che il mezo per cagione del principio s'affatica, & riſpetto
al fine ſiripoſa. Volendo adunque fabricare, biſogna conoſcere il fine, come quello, ch'al me
zo impone forza, & neceſſità. Ma per la cognitione del fine è neceſſario lo ſtudio, & il penſa
mento: Et ſi come il ſaettatore non indrizzarebbe la ſaetta alla brocca, ſe egli non teneſſe fer
ma la mira, coſi l'Artefice non toccarebbe il fine, ſe con la mente altroue egli ſi riuolgeſſe.
L'uſo adunque è (come s' è detto) drizzare le coſe al debito fine: come abuſo è torcerle da quel
lo. Ma per hauere queſto indrizzamento delle coſe al fine, fa biſogno d'hauere un'altro uſo, ilqua
le uuol dire Aſſuefattione, laquale non è altro, che ſpeſſa, & frequentata operatione d'alcuna
uirtù, & potenza dell'anima, o del corpo. onde egli ſi dice eſſer uſato alle fatiche, eſſer uſato, po
ſto in uſo, uſanza, & conſuetudine. Biſogna adunque eſſer uſo di continuamente penſare al fi
ne. Et però dice Vitr. Fabrica eſſer continuo, & eſſercitato, & come uia trita, & battu
ta da paſſaggieri frequentato penſiero d'indrizzare le coſe a fine conueniente.
Et da queſte parole ſi dimoſtra la utilità che era conditione dell'Arte.
Ma perche con tanta
ſollecitudine di penſiero affaticarſi, a che ſenza intermiſſione penſare? certo non per altro, che
per manifeſtare in qualche materia eſteriore la forma, che prima era nel penſiero, & nella men
te; & però dice Vitr. dando fine alla diffinitione della Fabrica, quella eſſere operatione manife
ſta in qualche materia fuori di noi, ſecondo il penſiero, che era in noi. Vero è, che Fabrica è
nome commune a tutte le parti dell'Architettura, & molto piu abbraccia, di quèllo che commu
nemente ſi ſtima, come ſi dirà poi. Diſcorſo è quello che le coſe fabricate prontamente,
& con ragione di proportione puo dimoſtrando manifeſtare.
ſollecitudine di penſiero affaticarſi, a che ſenza intermiſſione penſare? certo non per altro, che
per manifeſtare in qualche materia eſteriore la forma, che prima era nel penſiero, & nella men
te; & però dice Vitr. dando fine alla diffinitione della Fabrica, quella eſſere operatione manife
ſta in qualche materia fuori di noi, ſecondo il penſiero, che era in noi. Vero è, che Fabrica è
nome commune a tutte le parti dell'Architettura, & molto piu abbraccia, di quèllo che commu
nemente ſi ſtima, come ſi dirà poi. Diſcorſo è quello che le coſe fabricate prontamente,
& con ragione di proportione puo dimoſtrando manifeſtare.
Il diſcorſo è proprio dell'huomo, & la uirtu, che diſcorre, è quella che conſidera quanto ſi puo
fare con tutte le ragioni all'opere pertinenti; & però erra il diſcorſo, quando lo intelletto non
concorda le proprietà delle coſe atte a fare, con quelle che ſono atte a riceuere. Diſcorre adun
que l'huomo, cioè applica il principio al fine per uia del mezo: ilche, come s'è detto, è proprio
della humana ſpecie. Auenga che gli antichi habbiano à gli altri animali conceſſo una parte di
ragione, & chiamati gli habbiano maeſtri dell'huomo, dicendo, che l'Arte del teſſere è ſtata
preſa dalla Ragna, la diſpoſitione della caſa, dalla Formica, il gouerno ciuile dalle Api; ma noi
trouamo, che quelli ſono inſtinti di natura, & non diſcorſi dell'Arte: & ſe Arte ſi deue chia
mare la loro naturale, & non auueduta prudenza, perche non ſi potrebbe ſimilmente Arte chia
mare la uirtù che nelle piante, & nelle pietre ſi truoua? Come l'Arte dello Elleboro purgar il fu
rore, l'Arte della pietra ne i nidi dell'Aquile, detta Aetite, rilaſciare i parti? Perche anche
non ſi potrebbe dire eſſere un'Arte diuina che regge, & conſerua il mondo? una Celeſte che re
gola i mouimenti de i cieli? una Mondana, che tramuta gli elementi? Ma laſciamo la tralatione
de i nomi, fatta per la ſimiglianza, & pigliamo la uerità, & la proprietà delle coſe. Diſcorſo
adunque è come padre, ſecondo che detto hauemo di ſopra, dell'Architettura: nel quale ui biſo-
fare con tutte le ragioni all'opere pertinenti; & però erra il diſcorſo, quando lo intelletto non
concorda le proprietà delle coſe atte a fare, con quelle che ſono atte a riceuere. Diſcorre adun
que l'huomo, cioè applica il principio al fine per uia del mezo: ilche, come s'è detto, è proprio
della humana ſpecie. Auenga che gli antichi habbiano à gli altri animali conceſſo una parte di
ragione, & chiamati gli habbiano maeſtri dell'huomo, dicendo, che l'Arte del teſſere è ſtata
preſa dalla Ragna, la diſpoſitione della caſa, dalla Formica, il gouerno ciuile dalle Api; ma noi
trouamo, che quelli ſono inſtinti di natura, & non diſcorſi dell'Arte: & ſe Arte ſi deue chia
mare la loro naturale, & non auueduta prudenza, perche non ſi potrebbe ſimilmente Arte chia
mare la uirtù che nelle piante, & nelle pietre ſi truoua? Come l'Arte dello Elleboro purgar il fu
rore, l'Arte della pietra ne i nidi dell'Aquile, detta Aetite, rilaſciare i parti? Perche anche
non ſi potrebbe dire eſſere un'Arte diuina che regge, & conſerua il mondo? una Celeſte che re
gola i mouimenti de i cieli? una Mondana, che tramuta gli elementi? Ma laſciamo la tralatione
de i nomi, fatta per la ſimiglianza, & pigliamo la uerità, & la proprietà delle coſe. Diſcorſo
adunque è come padre, ſecondo che detto hauemo di ſopra, dell'Architettura: nel quale ui biſo-