Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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170146Della forza de’ corpi Signor Zanotti farlami parere oſcura. Aggiungete,
diſſe allora il Signor D.
Serao, che in queſta dimo-
ſtrazione noi non abbiamo biſogno di que’ ſuoi in-
tervalli, co’ quali egli interrompe l’ azione della
elaſticità;
la quale noi facciamo continva, come
eſſer dee, volendo che la ſerie EN ſpinga il globo
con altri ed altri impulſi anche per tutto quel tem-
po, che egli ſcorre da N fino in r, vie più affret-
tandolo;
ne mai lo laſci ſcorrere di moto equa-
bile:
e lo ſteſſo ſimilmente diciamo della ſerie A C.
Perchè a dire la verità il volere, che gli elaſtri die-
no un’ impulſo, e poi ſi rimangano per alcun
tempetto, paſſato il quale dieno un’ altro impulſo,
e ſi rimangan di nuovo;
parmi un’ immaginazio-
ne ſtrana, e tutta capriccioſa, e degna più toſto
dell’ ingegno di un poeta, che della ſerietà di un
filoſoſo.
Io non ho detto, ripreſi io allora, che
le potenze, come la gravità, l’elaſticità, e le altre
agiſcano veramente con quegl’ intervalli, ne che
ſi frappongano all’ azion loro infinite ceſſazioni e
dimore.
Ho ben detto, che potrebbono le poten-
ze agire di queſto modo, e ſto anche attendendo,
che mi ſi moſtri, quale incomodo veniſſe alla na-
tura per quegl’ infiniti ripoſi.
Che biſogno ha la
natura, diſſe allora il Signor D.
Serao, di ripoſarſi
di tanto in tanto?
Che biſogno ha, riſpoſi io, di
affaticarſi continvamente ſenza prendere ripoſo mai?

Che ſe noi vorremo ſeguire l’ opinione di quel
filoſofo, che dicevate queſta mattina, il qual ſi
ſtudia di dare alla natura il men di azione che

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