Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1liberò dalle spese, che occorrono a sperimentare, fabbricando gli
strumenti colle sue proprie mani.
Il Cartesio altresì da se stesso si confessa, quando in sulla fine
della sua celebre Dissertazione del Metodo, dop'avere accennato
alle dottrine fisiche professate ed esposte nella Diottrica e nella
Meteorologia, soggiunge queste parole: “ Nec me etiam primum
ullarum inventorem esse iacto, sed tantum me nunquam illas pro
meis adoptasse, vel quod ab aliis prius receptae fuissent, vel quod
non fuissent, verum unicam hanc ob causam quod mihi eas ratio
persuasisset ” (Francof.
1692, pag. 40). E così intende forse di sde­
bitarsi col Maurolico e col Keplero, col De Dominis e con lo Snellio.
Ma come si conciliano così fatte confessioni colle orgogliose
pretese del Cartesio?
Una tal domanda non può mover che da co­
loro, i quali si persuadono che l'Autore della Dissertazione del Me­
todo dasse qualche importanza alla spiegazione di un particolar fatto
di Ottica o di Meleorologia.
Queste non son per lui altro che miche
cadute giù da più lauta mensa.
Miche son tutte quelle raccattale
ne'suoi libri da Galileo, e fra quelle stesse miche, dalla teoria della
musica in fuori, non ci è nulla di buono.
Che se tu vuoi sedere
al convito della scienza, par che egli dica al lettore, cerca il mio
libro che s'intitola Principii della Filosofia. Vedrai come dalle co­
gitazioni del lilosofo, nella prima parte dello stesso libro, esca fuori
l'esistenza di Dio e del mondo.
Vedrai, nella terza parte, come, per
mezzo di moti vertiginosi, si stabiliscan le leggi che governano
l'Universo, e nell'ultima di quelle parti assisterai da te stesso al
nascere e al trasformarsi il seno della tua madre Terra.
Quando si pubblicò il Cosmoleoro dell'Huyghens e il Newton
dimostrò della Filosofia naturale più veri Principii, disparvero quei
seducenti fantasmi cartesiani dagli occhi di tutti.
E che ci rimase
di realtà?
Ci rimase l'Algebra geometrica e i due Trattati Passiones
animae e De homine, dove s'instituisce l'interiore esame della
coscienza, e i fatti psicologici s'illustrano colle matematiche e colla
fisiologia.
Ecco quel che di scienza vera rimane al Cartesio e alla
Francia.
Tutto il resto vi approdò d'Italia, come frutto di quell'al­
bero che unico seppe metter le radici nel buon terreno, e che ri­
mase perciò unico a regnare in mezzo alla foresta.
Mentre la patria insomma, lusingata dal seducente linguaggio
e dalle belle promesse, s'aspettava di riposare all'ombra, e sten­
dendo la mano ai rami dell'amata indigena pianta, largamente
saziar la fame della scienza, si trovò a mendicare altri frutti ma-

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