Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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174150DELLA FORZA DE’ CORPI la, la memoria funeſta di una morte, che troppo
mi fù amara.
E fù amara anche a me, riſpoſi io
allora;
e credo, che foſse a tutta Italia; perchè
io veramente perdetti un grande amico, e l’ Ita-
lia una gran ſperanza.
Allora la Signora Princi-
peſsa, a me pur, diſse, fù doloroſa oltremodo la
morte di quel giovane;
ma non vorrei, che voi
con ſi pietoſe rimembranze, o diſtornaſte il di-
ſcorſo, o procuraſte di guadagnar l’ animo del
Signor D.
Niccola, e lo rendeſte più lento a re-
ſiſtervi.
Signora, diſse il Signor D. Niccola, io
ho poco da reſiſtere, perchè la dimoſtrazione, di
cui ſi tratta, non è mia, ma di Bernulli;
pure do-
ve mi parrà di poter ſoſtenerla, io non ricuſo di
farlo.
Allora io incominciai: Due coſe princi-
palmente vogliono dimoſtrarſi in coteſto argomen-
to di Bernulli.
L’ una ſi è, che la velocità del
globo N, giunto in r, ſia doppia della velocità
del globo C, giunto in m.
L’ altra, che, eſsen-
do doppia, debba per ciò introdurviſi la forza vi-
va.
Non ſon queſte quelle due coſe, intorno a
cui volgeſi tutto l’ argomento?
Così è, diſse il
Signor D.
Niccola. Or queſte, ſoggiunſi io, ſon
quelle appunto, che io dico, non eſsere ancora
abbaſtanza dimoſtrate.
E qui rivoltomi alla Si-
gnora Principeſsa, vedete, diſſi, che io non fo
lungo giro.
Eſporrò in primo luogo quello, che
io deſidero nella dimoſtrazione della prima del-
le due ſopraddette coſe;
poi verrò all’ altra, ſe
vi piacerà.
Mi piacerà grandemente, diſse

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