Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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175151LIBRO II. la Signora Principeſſa, di udire e dell’ una, e
dell’ altra.
Et io ſubito ripigliai a queſto modo:
Se io ho bene inteſo, non per altra ragione ci di-
moſtra il Signor D.
Niccola, che la velocità del
globo N giunto in r ſia doppia della velocità del-
globo C giunto in m, ſe non perchè egli vuole
conſiderar queſti globi, come due corpi gravi ca-
denti, l’ uno da N in r, l’ altro da C in m, et
applicar loro le leggi notiſſime della comune gra-
vità, laſciateci da Galileo.
Ma chi non ſa, che
queſte leggi voglion ſupporre, et hanno per lor
precipuo fondamento, che i corpi, le cui cadu-
te vogliono paragonarſi, partano tutti dalla quie-
te con la medeſima velocità?
la qual ſuppoſizio-
ne ſe noi leveremo via, ſaran levate ancor quel-
le leggi;
ne più ſi troveranno gli ſpazj proporzio-
nali ai quadrati ne delle velocità ne dei tempi.
A
far dunque valere le leggi della gravità ne’ due
globi N, e C, par, che doveſſe dimoſtrarſi in pri-
mo luogo, che eſſi globi partiſſero dalla quiete,
cioè dai punti N e C con la ſteſſa velocità amen-
due.
La qual coſa non avendo il Signor D. Ni-
cola dimoſtrata, ne quello pure ha dimoſtrato che
ſi volea;
e quanto a me io ne dubiterò, finchè
egli la dimoſtri.
10 non l’ ho dimoſtrata, diſſe il
Signor D.
Niccola, perchè non la dimoſtra ne
Bernulli pure, la ragion del quale ho io voluto eſ-
porvi, e non altro.
10 dunque, riſpoſi, ne dubiterò,
finchè me la dimoſtri Bernulli.
Riſpoſe allora ſor-
ridendo il Signor D.
Niccola: Bernulli non l’

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