Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1quali si credeva l'Harvey di poter supplir con le ipotesi e con le
induzioni: esperienze che poi riuscirono così bene alle mani del
Redi e del Malpighi.
In ogni modo, il Gilbert e l'Harvey sono due ingegni singo­
lari: il primo è mirabile per l'arte squisitissima di sperimentare e
l'altro per una potentissima virtù d'indurre la verità dai fatti sem­
plicemente osservati.
Se avessero avuta comune la potenza dell'in­
gegno, com'ebbero comune la patria, d'ambedue loro insieme sa­
rebbe uscita al mondo una cosa perfetta.
Or su quale albero mai è maturata quella tal perfezione? Sul­
l'albero vecchio, rispondasi, della scienza italiana.
Chi legge la Fi­
siologia Nuova del Magnete non ha bisogno di tanti argomenti a
persuadersi che il Gilbert non attinge d'altronde le prime tradi­
zioni della scienza magnetica che dall'Italia; dal Fracastoro, dal
Sarpi, dal Porta.
Chi legge l'Esercitazione anatomica De motu cordis
non ha bisogno di far tante domande: risponde da sè medesimo
l'Autore, più coi fatti che con le parole, esser quello il frutto elet­
tissimo degli insegnamenti padovani.
Consolati dall'ammirar tali due frutti che insaporarono sotto i
soli d'Italia, sopra i più sporgenti rami del vecchio albero della
scienza, ora è tempo di venire una volta a veder quai rigogliosi
rampolli, e quale ubertà di frutti si producessero nell'albero nuovo.
V.
Il primo e più eletto di quei rampolli, è il bresciano don Be­
nedetto Castelli.
Come nella generazione animale il primogenito
suol, meglio degli altri parti, rassomigliar le virtù e le fattezze stesse
del padre; così nelle opere dell'ingegno il Castelli ha più strette
le somiglianze con Galileo.
L'Autore dei Dialoghi del moto, potè
con diritto intitolar quell'opera Scienza Nuova, e Scienza Nuova,
con pari diritto, poteva intitolare i suoi libri l'Autore della Misura
delle acque correnti.
Nè l'esser preceduto dall'Alberti e dal Cardano
o dal più antico Frontino gli toglie nulla a quella novità, o gli detrae
del suo principato, se per poco si ripensi che non consiste la scienza
in alcune pratiche cognizioni, ma nell'ordinata sequela di teoremi
dimostrati e conclusi da veri e approvati principii.
Non gli detrae

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