1dei giorni naturali conveniva aggiungervene in ogni modo un'altra,
cagionata dal mancar la velocità del moto diurno nell'allontanarsi
la Terra dal sole apogeo (ivi, pag. 339).
cagionata dal mancar la velocità del moto diurno nell'allontanarsi
la Terra dal sole apogeo (ivi, pag. 339).
Proseguiva il valente osservatore, con grande alacrità nell'im
presa, tanto più ch'ei ci vedeva infervorati il Granduca e il Prin
cipe Leopoldo, che lo fornivano de'più eccellenti canocchiali, che
si sapesse essere stati fabbricati in Europa. Perciò, alla corte di
Firenze, il Renieri mandava l'Effemeridi calcolate via via, prima
che ad Arcetri. Il principe Leopoldo però ne faceva riscontrar l'esat
tezza, e avute quelle per l'aprile e pel maggio 1640, nelle notti del
due e degli otto di quel medesimo mese di Maggio, furono osservati
tre satelliti sempre occidentali e uno orientale. “ Ora avendosi dal
l'Effemeridi (scrive lo stesso Principe al Renieri) che in tal notte
si dovevano vedere due di quelle stelle orientali e due occidentali,
mi fa venir dubbio che una tanta differenza, quale non può nascere,
nè per lo svariar degli orioli nè per negligenza dell'osservatore,
possa venire dall'errore della stampa ” (MSS. Gal. Dis. T. V. c. 248).
presa, tanto più ch'ei ci vedeva infervorati il Granduca e il Prin
cipe Leopoldo, che lo fornivano de'più eccellenti canocchiali, che
si sapesse essere stati fabbricati in Europa. Perciò, alla corte di
Firenze, il Renieri mandava l'Effemeridi calcolate via via, prima
che ad Arcetri. Il principe Leopoldo però ne faceva riscontrar l'esat
tezza, e avute quelle per l'aprile e pel maggio 1640, nelle notti del
due e degli otto di quel medesimo mese di Maggio, furono osservati
tre satelliti sempre occidentali e uno orientale. “ Ora avendosi dal
l'Effemeridi (scrive lo stesso Principe al Renieri) che in tal notte
si dovevano vedere due di quelle stelle orientali e due occidentali,
mi fa venir dubbio che una tanta differenza, quale non può nascere,
nè per lo svariar degli orioli nè per negligenza dell'osservatore,
possa venire dall'errore della stampa ” (MSS. Gal. Dis. T. V. c. 248).
Par che dunque fossero quelle Effemeridi stampate, e così forse
l'Autore intendeva di mettere insieme a poco per volta il suo libro.
Ma in sette anni, quanti ne decorsero dalla data di questa lettera,
che è del 13 maggio 1640, alla morte dell'Autore, la pubblicazione
di quelle Tavole di tanti desiderii, non solo non ebbe effetto, ma
nessuno sa dir se nemmeno ella avesse avuto principio. Ragione di
una tale incertezza è il celebre fatto della dispersione delle carte
e degli strumenti astronomici del Renieri, immediatamente avve
nuta dopo la morte di lui. Celebre fatto diciamo, per le tante cose
che da tanti ne sono scritte. A noi basta richiamar l'attenzione
sopra una lettera, che, pochi giorni dopo la morte del fratello, scri
veva a uno sconosciuto cortigiano de'Medici Giovan Battista Renieri.
“ Vivo in speranza, egli dice, circa la ricuperazione delli scritti
della felice memoria di mio fratello: ne attendo pertanto l'avviso
dell'effetto, avendo intenzione di pubblicare alle stampe l'opera che
egli ha composto del moto de'pianeti medicei di Giove. E perchè
forse l'immatura sua morte gli ha tronco que'concetti, che sperava
col tempo di produrre alla luce, desidererei pertanto, avendomeli
in sua vita partecipati, farli pubblicare sotto il suo nome ” (MSS. Gal.
Disc. T. V. c. 232). Da chi Giovan Battista sperasse di recuperare
quei manoscritti, non si sa, perchè non lo dice. Forse potrebb'esser
quel Giuseppe Agostini, su cui fecero cadere un sospetto di furto
Cosimo Galilei e il Viviani. In ogni modo però, nè Giovan Batista
l'Autore intendeva di mettere insieme a poco per volta il suo libro.
Ma in sette anni, quanti ne decorsero dalla data di questa lettera,
che è del 13 maggio 1640, alla morte dell'Autore, la pubblicazione
di quelle Tavole di tanti desiderii, non solo non ebbe effetto, ma
nessuno sa dir se nemmeno ella avesse avuto principio. Ragione di
una tale incertezza è il celebre fatto della dispersione delle carte
e degli strumenti astronomici del Renieri, immediatamente avve
nuta dopo la morte di lui. Celebre fatto diciamo, per le tante cose
che da tanti ne sono scritte. A noi basta richiamar l'attenzione
sopra una lettera, che, pochi giorni dopo la morte del fratello, scri
veva a uno sconosciuto cortigiano de'Medici Giovan Battista Renieri.
“ Vivo in speranza, egli dice, circa la ricuperazione delli scritti
della felice memoria di mio fratello: ne attendo pertanto l'avviso
dell'effetto, avendo intenzione di pubblicare alle stampe l'opera che
egli ha composto del moto de'pianeti medicei di Giove. E perchè
forse l'immatura sua morte gli ha tronco que'concetti, che sperava
col tempo di produrre alla luce, desidererei pertanto, avendomeli
in sua vita partecipati, farli pubblicare sotto il suo nome ” (MSS. Gal.
Disc. T. V. c. 232). Da chi Giovan Battista sperasse di recuperare
quei manoscritti, non si sa, perchè non lo dice. Forse potrebb'esser
quel Giuseppe Agostini, su cui fecero cadere un sospetto di furto
Cosimo Galilei e il Viviani. In ogni modo però, nè Giovan Batista