1in equilibrio col quarto del peso applicato alla corda del primo moto ”
(Manus. C. cit, fol. 7 ad t.), ciò che traducesi nel linguaggio dei Meccanici
moderni: la resistenza sta alla potenza, come quattro, ossia come il numero
de'tratti di fune, sta ad uno.
(Manus. C. cit, fol. 7 ad t.), ciò che traducesi nel linguaggio dei Meccanici
moderni: la resistenza sta alla potenza, come quattro, ossia come il numero
de'tratti di fune, sta ad uno.
Rispetto al Cuneo, forse più saviamente di alcuni moderni, pensò Leo
nardo non esservi buone ragioni da contradire Aristotile, che lo strumento
ridusse alla Leva, ond'è che, nella Scienza meccanica degli antichi, le mag
giori incertezze versano intorno alla Vite. Pappo la rassomigliò a un Cuneo
expers percussionis, e Galileo, come si lusingò di essere stato il primo a
notar l'errore del Matematico alessandrino, rispetto alla potenza necessaria
a sollevare un peso sopra un piano inclinato; così pure si lusingò di aver
egli ridotto il primo la ragion della vite a quella dei piani più o meno obli
qui. Quel primato però è bene più antico, e infintantochè non produca al
214[Figure 214]
nardo non esservi buone ragioni da contradire Aristotile, che lo strumento
ridusse alla Leva, ond'è che, nella Scienza meccanica degli antichi, le mag
giori incertezze versano intorno alla Vite. Pappo la rassomigliò a un Cuneo
expers percussionis, e Galileo, come si lusingò di essere stato il primo a
notar l'errore del Matematico alessandrino, rispetto alla potenza necessaria
a sollevare un peso sopra un piano inclinato; così pure si lusingò di aver
egli ridotto il primo la ragion della vite a quella dei piani più o meno obli
qui. Quel primato però è bene più antico, e infintantochè non produca al
214[Figure 214]
Figura 23.
cuno la fede di documenti anteriori, par che
giustamente sia dovuto a Leonardo. Una sua
Nota infatti s'intitola Della ragion della vite,
e sotto un disegno (fig. 23) rappresentante
un peso posato sulla orizzontale in faccia a
varie obliquità di piani, si legge scritto:
“ Tanto quanto il peso è più presso al primo grado di facilità, che all'ul
timo, tanto fia più agevole a montare ” (Manuscr. A. cit., fol. 42 ad t.).
cuno la fede di documenti anteriori, par che
giustamente sia dovuto a Leonardo. Una sua
Nota infatti s'intitola Della ragion della vite,
e sotto un disegno (fig. 23) rappresentante
un peso posato sulla orizzontale in faccia a
varie obliquità di piani, si legge scritto:
“ Tanto quanto il peso è più presso al primo grado di facilità, che all'ul
timo, tanto fia più agevole a montare ” (Manuscr. A. cit., fol. 42 ad t.).
IV.
A misurare i progressi fatti da Leonardo nella scienza del moto, per
quel fecondo svolgersi dei principii, che si trovavano professati nella Statica
degli Autori più antichi, si resta senza dubbio maravigliati, e coloro, i quali
andavano ripetendo esser la Meccanica in que'secoli rimasta immobile nei
libri di Archimede, si trovano oramai costretti di confessare, che la comune
opinione gli aveva ingannati. Ma i confessati inganni e le maraviglie prese,
per le cose fin qui discorse, tanto dovrebbero più crescere nella mente e
nell'animo dei nostri Lettori, tuttavia ripensando alle nuove cose, che siamo
per riferire, dalle quali apparirà che quell'Uomo, il quale confessava di es
sere senza lettere, non emula solamente il gran Galileo, ma lo vince, e quel
ch'è più mirabile vince altresì gli stessi valorosissimi matematici della
scuola di lui.
quel fecondo svolgersi dei principii, che si trovavano professati nella Statica
degli Autori più antichi, si resta senza dubbio maravigliati, e coloro, i quali
andavano ripetendo esser la Meccanica in que'secoli rimasta immobile nei
libri di Archimede, si trovano oramai costretti di confessare, che la comune
opinione gli aveva ingannati. Ma i confessati inganni e le maraviglie prese,
per le cose fin qui discorse, tanto dovrebbero più crescere nella mente e
nell'animo dei nostri Lettori, tuttavia ripensando alle nuove cose, che siamo
per riferire, dalle quali apparirà che quell'Uomo, il quale confessava di es
sere senza lettere, non emula solamente il gran Galileo, ma lo vince, e quel
ch'è più mirabile vince altresì gli stessi valorosissimi matematici della
scuola di lui.
Non fa perciò maraviglia che molti dei teoremi, i quali si trovano nelle
Note vinciane conclusi, apparissero una miracolosa rivelazione di un inge
gno quasi divino. E l'essere, come si diceva, quei teoremi conclusi e assai
raramente dimostrati, o per dir meglio, il non vedere espressamente formu
lati quei principii, dai quali si conducono con logico ordine dall'Autore le
Note vinciane conclusi, apparissero una miracolosa rivelazione di un inge
gno quasi divino. E l'essere, come si diceva, quei teoremi conclusi e assai
raramente dimostrati, o per dir meglio, il non vedere espressamente formu
lati quei principii, dai quali si conducono con logico ordine dall'Autore le