Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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182158DELLA FORZA DE’ CORPI ſervarle, ne credo di aver torto; perchè ſe la gra-
vità oſserva quelle ſue leggi per queſta ragione,
che adopra ne corpi una preſſione continva ſem-
pre, et eguale, ne viene, che ogni altra potenza,
la quale ſimilmente adopti una preſſione contin-
va ſempre et eguale, dovrà oſservare le iſteſse
leggi;
ma ſe la gravità le oſserva, non per quel-
la ragione, ma per qualche altra, che noi forſe
non ſappiamo, potrà certamente dubitarſi, che al-
cun’ altra potenza, quantunque adopri una preſ-
ſion continva, et eguale, non però oſſervi quelle
medeſime leggi.
Benchè dunque l’ elaſticità delle
ſerie ſpinga i globi per li ſpazietti Nr, Cm con
una preſſion continva et eguale, il che io vicon-
cedo, non è perciò dimoſtrato, che ella debba ſe-
guire le leggi della gravità;
perchè la gravità iſteſ-
ſa le ſegue non forſe per la continvazione, et u-
guaglianza della preſſion ſua, ma per altro.
Qui
il Signor D.
Serao, che fino ad ora s’ era taciuto,
voi, diſse, ſiete il più eccellente uomo del mondo
a dubitare;
ne credo, che Socrate, il qual diceſi
eſsere ſtato tanto valoroſo in queſt’ arte, vi avan-
zaſse.
Ma per qual’ altra ragione volete voi, che
la gravità ſegua quelle ſue leggi, ſe non per eſser
continva et eguale la ſua preſſione?
A me par cer-
to, diſse quivi la Signora Principeſsa, che ſe nel
corpo, che cade, la velocità è ſempre proporzio-
nale al tempo (la qual può dirſi la prima e prin-
cipal legge della gravità) ciò debba ſeguire, per-
chè eſsendo la preſſione ſempre eguale, tanto

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