Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              le quali si ammette dall'Autore che le velocità nel flusso dell'acqua,
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              come nella caduta di tutti gli altri corpi gravi sieno proporzionali
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              alle radici delle altezze. </s>
              <s>Ora perchè il Castelli in quel suo Trattato,
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              professava il principio che le stesse velocità fossero proporzionali
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              alle semplici altezze, può esser benissimo che l'Aggiunti spacciasse
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              questo per un errore. </s>
              <s>Un errore poi lo credette il Torricelli, e i
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              seguaci delle teorie di lui, ond'è che nel proporre quelle nuove
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              teorie, l'Aggiunti prevenne di parecchi anni lo stesso Torricelli. </s>
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              <s>Fra le molte esperienze di fisica, che si trovano descritte o
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              accennate per questi manoscritti, la più importante, a nostro giu­
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              dizio, e la più nuova è quella del dilatarsi de'solidi al calore, ciò
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              che egli dimostra in un filo metallico o in un ago, e per cui spiega
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              la varietà de'suoni dati dalle corde degli strumenti, al variare delle
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              stagioni. </s>
              <s>Notabile è che gli effetti di quel dilatamento lineare dei
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              solidi l'attribuisca all'aria che s'interpone fra i pori di tutti i corpi,
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              e più notabili che mai quei pensieri intorno al vacuo, e alla forza
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              necessaria a superarlo, che gli occorrono in tal proposito: pensieri
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              che fanno così perfetto riscontro con quelli che, nel primo Dialogo
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              delle Due Nuove Scienze, alquanti anni dopo la morte del Nostro,
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              rivelò Galileo. </s>
              <s>Che poi l'Aggiunti, dalle speculate esperienze e dalle
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              minute osservazioni, sapesse con ardito volo risalire ai principii ge­
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              nerali, lo dimostra quella sottile ipotesi del moto occulto dell'acqua,
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              con cui spiega e applica gli effetti di capillarità a innumerabili e
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              inesplicati fatti della Natura. </s>
              <s>Nè si può senza gran maraviglia pen­
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              sare, che egli spieghi per questo modo il moto del chilo negli ani­
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              mali, mentre parecchi anni dopo il gran Pecquet aveva bisogno di
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              ricorrere miseramente al moto vermicolare dei vasi, e alla com­
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              pressione toracica degli atti respiratorii. </s>
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              <s>Dei danni recati all'incremento della scienza dagli inesorabili
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              casi della vita, in questa così ristretta cerchia dei primi Discepoli
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              di Galileo, due altri esempi abbiamo a deplorare in Cosimo Noferi,
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              e in Antonio Nardi. </s>
              <s>Per cominciare a parlar del primo, ei lasciò
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              quattro bei volumi manoscritti, di carettere nitido, e ornati, nei
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              frontespizi e altrove, di tocchi in penna così ben condotti, da esser
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              tenuti in qualche pregio artistico dagl'intendenti. </s>
              <s>Son que'volumi
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              altrettanti libri divisi ciascuno in Discorsi, che par l'Autore gli leg­
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              gesse via via in qualche Accademia fiorentina. </s>
              <s>Si discorre princi­
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              cipalmente nel I libro dell'ordine di fabbricare le fondamenta, in
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              qualsivoglia luogo, dell'ordine delle armature e fabbriche delle volte,
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              dell'ordine di diversi cavalletti per le coperte. </s>
              <s>Si passa nel II libro </s>
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