Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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184160DELLA FORZA DE’ CORPI riſpoſi io, così la ſtimano; ma ſe io voleſſi ora la-
ſciarmi vincere dall’ autorità, mi laſcierei vineere
dalla voſtra;
e così ſarebbe trà noi finita ogni diſ-
puta.
Sappiate però, che il Padre Riccati, che voi
avete già cominciato a ſtimar tanto, e più ancora
lo ſtimerete, come avrete letto il ſuo libro, mi-
ſura l’ azione della gravità non dal tempo ma dal-
lo ſpazio;
benchè poi voglia, che non la veloci-
tà ſi produca da quella azione, ma una certa ſua
forza viva.
Tanto è vero, che quantunque l’ azio-
ne della gravità ſia continva et eguale nel tempo,
non per queſto però ſi dimoſtra, che debba ne el-
la ne l’ effetto ſuo miſurarſi dal témpo ſteſso.
Voi
dunque, diſse allora la Signora Principeſsa, ſe al-
cuno vi pregaſse di dimoſtrargli, che la velocità
ne i gravi debba eſsere proporzionale al tempo,
non ſapreſte, come farlo.
10 il ſaprei sì, riſpoſi,
ſe voi non aveſte dato ordine a queſti Signori di
contradirmi;
perchè io direi, che la preſſione del-
la gravità ſi compone di inſinite preſſioni iſtanta-
nee, tutte tra loro eguali, e tutte trà loro diſgiun-
te per intervalli e tempetti eguali;
e ſpiegata così
la gravità, ſi vedrebbe chiaro, che tanto maggio-
re debba eſſere l’ azion ſua, e per conſeguente an-
che la velocità, che per lei ſi produce, quanto è
maggiore il numero delle preſſioni iſtantanee, cioè
quanto è maggiore il numero degl’ intervalli, che
è lo ſteſſo che dire, quanto è più lungo il tempo.
Ma queſti Signori non vogliono ne le preſſioni
iſtantanee, ne gl’ intervalli.
Ed ecco il frutto

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