Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1per quella via regia apertagli innanzi dal Cavalieri. Questa pubblica prova
però è posteriore all'altra, che si desume dai privati commerci epistolari,
ne'quali si lesse come, non avendo familiarità col Nardi, esso Cavalieri pre­
gasse il Torricelli a voler dar motivo all'amico d'entrare a pigliar le difese
della nuova Geometria contro la presunzion del Guldino.
Non mancò il Torricelli di far l'impostogli ufficio, e fu per questa oc­
casione ch'ebbe il Nardi la prima notizia della Centrobrarica, come il Tor­
ricelli stesso l'avea poco fa avuta da quella lettera da Bologna del dì 3 Gen­
naio 1643 da noi trascritta di sopra, essendo un fatto in tal proposito assai
notabile, che tanto s'esercitassero i nostri Matematici intorno a dar ragio­
nevole fondamento a quella Regola meccanica universale, senz'aver mai po­
tuto, per la sua rarità, leggere l'opera del Gesuita tedesco.
Il Nardi dunque informato della questione, contento di aver avuto di li
l'impulso a'suoi studii geometrici, si tenne, quanto fosse possibile, in di­
sparte dai litiganti.
Concorse nonostante a confermare quelle accuse di fal­
sità, che l'Autor della Geometria nuova volea ritorcere contro alcune pro­
posizioni della Centrobrarica.
Era una di queste proposizioni quella del centro
di gravità di un segmento sferico, o di un emisferio, che il Torricelli, ad
istanza del Cavalieri, determinò in un punto assai diverso da quello, che
una geometrica fallacia avea suggerito al Guldino.
Propostosi questo mede­
simo problema baricentrico al Nardi, s'incontrò per altra via nella conclu­
sione torricelliana, così lasciando scritto in quel suo ampio Teatro accade­
mico, nell'ultima Scena, che s'intitola Più vedute in una:
“ Essere il centro di gravità d'una superfice emisferica nel mezzo del­
l'asse, in che sbagliossi il Guldino, provasi da me facilmente con dividere
detto asse in particelle eguali, e ciascuna minore della distanza che l'avver­
sario vuole dal mezzo.
Quindi, tirati piani paralleli alla base, per dette
divisioni si tagliano parti eguali di superfice, quali, per essere uniforme­
mente gravi, peseranno egualmente, ed averà ciascuna il centro dentro i
termini della sua particella di asse, e quindi dedurrassi facilmente l'assurdo.

Trovasi anche facilmente il centro delle superfice coniche e cilindriche, come
anche col Teorema generale meccanico, quello della mezza periferia, ed in
questo osservasi la medesima analogia, da chi ben l'intende, che nella su­
perfice emisferica.
Con l'aiuto poi di queste invenzioni si discende alle più
particolari proposte intorno alla stessa materia ” (MSS. Gal.
Disc., T. XX,
pag.
1360).
Si rivela ai sagaci lettori da queste parole il genio geometrico del Nardi,
il quale, avuta la notizia della Regola guldiniana, rimasta per l'inventore
una cosa puramente meccanica; provò una viva compiacenza in trovar che
la ragion matematica così da tutti desiderata scendeva chiarissima dalle sue
proprie invenzioni.
Erano quelle invenzioni novelli frutti menati dall'albero
antico, a piè del quale rampollava un gran principio, che il Nardi stesso
chiama Della trasformazion delle figure. Questa trasformazione dunque, che
ne'libri del Keplero e del Guldino apparve a tutti i Geometri nuova, la vide

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