Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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[41] Figura che dà a divedere il falso della cornice, che sorpassa la collonna, e rimane in aria.Figura la quale fa conoscere l’errore di romper l’Architrave e il Freggio alle cornici per accrescer il vano.
[42] L’esempio presente fà vedere quanto scong il tagliar le Cornici, e Freggio per poner sopra l’Architrave alcu-na cosa, sia Cartelle, Scudi, Vasi ò altro, secondo il bizaro capricio di chi inventa tali cose.
[43] La forma del intiero sesto per formar la volta piana, secondo il costume degli antichi
[44] Figura della Cella Soliare
[Figure 45]
[46] Csempio di Altare ò finestra, con frontispizio posto sopra Mensole, e collonna con piedestallo, e cornice che non regge alcuna cosa.Spaccato della sudetta figura
[Figure 47]
[Figure 48]
[49] Csempio delle pietre vive ò lastre grandi congiunte insieme da intacature à squadra e à coda di rondina.
[50] A, Dimostrano la Muraglia vecchia.B, Dimostrano la Muraglia nuova fata a modo di pilastriC, Gli Archi scoperti.D, Gli Archi coperti.E, Jutto l’alzato della Muraglia nuova.
[Figure 51]
[Figure 52]
[Figure 53]
[Figure 54]
[Figure 55]
[Figure 56]
[57] Fineſtra di mezzo al Palazzo delli Sig.ri Conſervatori di Roma
[58] Fineſtra è Loggia della Benedizione nel Palazzo Pontiſicio nel Quirinale.Porta interna nel Palazzo Borghese
[59] Porta nella Chiesa di che conduce nel
[60] S. Giõ: in Laterano, Palazzo Papale.Porta di dentro della Chiesa di S.a Martina, è S. Luca.
[Figure 61]
[62] Una delle due picciole Porte poſte sopra la facciala di S. Pietro in Roma.
[63] Porta principale dentro la Sala del medeſimo Collegio.
[64] Porta entro la Baſilica Vaticana.
[65] Porta della Chieſa del Collegio di Propaganda Fide.Fineſtre nel ſecond’ Ordine della facciata dello ſteſſo Collegio.
[66] Parte della Vcduta interna della Baſilica di S. Pietro in Vaticano.
[Figure 67]
[68] Fineſtre nel ſecondo Ordine della Facciata, e ne’ fianchi della Chiesa di S. Pietro di Roma.Altre Fineſtre della Baſilica Vaticana.
[69] Csempio delli errori scoperli nella fabrica del Panteon, hora detto la Ritonda in Roma, cioè nel interno della medema.Metà della Capella maggioreMetà della porta d’ingresso.
[70] Figura del atico riſtaurato entro il Panteon
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DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI.
D I
TEOFILO GALLACCINI.
Insieme con alcuni insegnamenti d’Architettura per giovamento
DEGLI Studiosi di tal professione, e di tutti quelli,
CHE HANNO BISOGNO DI FABBRICARE.
4[Figure 4]
PARTE PRIMA
Il Proemio.
SIccome nella Medicina, ſcienza veramente ſalutevole, pregiatiſſima, e per
l’ origine ſua, divina, e viepiù antica d’ogn’altra, natural magìa maravi-
glioſa, imitatrice della Natura, e ſua miniſtra, ritrovata per comune ſalute,
non ſolamente del genere umano, ma ancora degli animali bruti, delle pian-
te, e de’minerali;
una delle coſe da eſſa propoſte (benchè ci diſpiaccia il no-
minarla, non che rivolgervi il penſiero) ſi è la cognizione de’veleni:
non per-
chè ella ſia il ſuo fine, che è l’acquiſto, e il conſervamento della ſanità, e
conſeguentemente la lunghezza della vita;
nè per l’uſo, il quale a tutte le det-
te coſe è contrario, e nemico della natura di tutti i viventi;
ma perciò che
dalla cognizione di eſſi poſſiamo imparare a fuggirli per ſicuro conſervamento
delle vite noſtre;
così nell’ Architettura, miniſtra principale della magnificenza
de’ Principi, e delle Repubbliche, imitatrice delle opere della Natura, ritrova-
trice degli umani comodi, degli ornamenti pubblici, e privati, della comune,
e della particolar difeſa di tutti gli Stati, ed in pace, ed in guerra, e del con-
ſervamento loro:
perizia invero, od arte, della quale non ſi ſdegnano i Prin-
cipi, e ſe ne gloriano le perſone nobili, non ſolo è naturalmente proporzionata
agli uomini, come conſueti imitatori del ſovrano Architetto della mirabile ed
immenſa ſabbrica dell’ Univerſo (onde avviene, che non vi ſia uomo alcuno,
ſe non è privo d’ingegno, o ſenza l’uſo dell’intelletto, e della ragione, che non
ſi diletti del fabbricare) ma ancora convenevole ai Re, ed Imperadori, ai
Monarchi del Mondo, ed ai Pontefici, eſſendo un mezzo ſufficientiſſimo, col
quale in gran parte poſſono far mirabil moſtra dell’eroica virtù, e della ma-
gnificenza loro.
Queſta, come un bene, e un ornamento politico, nobiliſſima-
mente appariſce nella diverſità delle fabbriche delle Città, e dei Regni.
In que-
ſta, io dico, la cognizione di tutti quelli errori, che talvolta accadono, è una
di quelle coſe (benchè per ſua natural condizione ſia rea, e dannoſa) per av-
vertimento della quale avevamo penſato di giovare, non intendendo, che la
propoſta di eſſi ſerva per inſegnare a ciaſcuno il modo di commetter gli errori
nell’Architettura;
imperciocchè, ſiccome il fine d’ogni ſcienza contemplativa ſi
è il ritrovamento della verità delle coſe, e non della menzogna;
e d’ogni ſcien-
za morale il trovare il buono, il giuſto, l’oneſto, ed il convenevole:
così il
fine d’ogn’arte è il non far errore nell’operare, non partendoſi giammai dalla
diritta ragione della pratica ſua.
Imperciocchè fra le Arti umane non ve ne
ha alcuna, che inſegni a peccare;
anzi il ſolo maeſtro ne è il mal uſo. Ma
per introdurre la cognizione degli errori dell’Architettura male uſata, affinchè
alcuno ſtudioſo di tal profeſſione poſſa imparare a fuggirli, ed in eſſa divenire
eccellentiſſimo;
concioſſiachè errando s’impari, ed imparando s’acquiſti con
perſezione qualunque abito di ſcienza, e d’arte;
poichè l’errore, bene oſſer-
vando, ne conduce alla notizia della coſa mal fatta, e queſta ci fa conoſcer l’
opera buona e perfetta, tale eſſendo la natura de’contrarj, che l’ uno ſi cono-
ſca per l’altro.
Avendo adunque per le ragioni inteſe conoſciuto, di quanto gio-
vamento foſſe per eſſere la cognizione degli errori degli Architetti, mi propo-
ſi di riſtringere in un breve Trattato una parte di eſſi:
non già con animo

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