Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Page concordance

< >
< >
page |< < of 3504 > >|
1porzione della quantità della materia, era non bello solo, ma necessario, spe­
cialmente a que'tempi, ne'quali si voleva stabilir la scienza sopra più fermi
principii, e infonderle un vigor nuovo di vita.
Il fondamonto naturale però
era da ritrovar nella Matematica, ma benchè avesso Galileo trattato co'mo­
menti molta parte della Scienza meccanica, misurandoli dal prodotto del peso
per la distanza, la matematica dimostrazione nulladimeno di questo fonda­
mental teorema, fecondissimo di tanti corollarii, era quella che, ne'primi
decennii del secolo XVII, quando ancora non era nemmen conosciuto il trat­
tato del Maurolico, più vivamente da tutti si desiderava.
Alla fine del terzo di quei decennii quel che di Meccanica aveva pub­
blicamente insegnato Galileo si riduceva ne'dialoghi Dei due massimi Si­
stemi, nel secondo dei quali, avendo asserito il Salviati che due momenti
si eguagliano allora insieme quando si eguagliano i prodotti delle velocità
per i pesi, il Sagredo così gli domanda: “ Ma credete voi che la velocità
ristori per l'appunto la gravità?
cioè che tanto sia il momento e la forza
di un mobile v.
g. di quattro libbre di peso, quanto quella di un di cento,
qualunque volte quello avesse cento gradi di velocità, e questo quattro gradi
solamente?
” (Alb. I, 237). Il che voleva dire in altre parole: credete voi
che i momenti stiano veramente in ragion composta delle velocità e dei pesi?

A che risponde il Salviati: “ Certo sì, come io vi potrei con molte espe­
rienze provare ” (ivi), fra le quali molte esperienze sceglie quella notissima
della stadera, nella quale veramente si vede che la maggior velocità del pic­
colo romano compensa il legger moto della gravissima balla.
Ma questo era insomma un rendere più ardente la sete, che già ne
aveva accesa Archimede, a cui, domandandosi perchè due pesi eguali equi­
ponderino da due eguali distanze, rispondeva con più ragione di Galilao, ri­
mandando i curiosi alla disciplina delle esperienze volgari.
Il progresso di
tanti secoli esigeva con più diritto matematiche dimostrazioni, e giacchè lo
stesso Galileo non aveva corrisposto al comun desiderio, pensò di supplirvi
opportunamente uno de'suoi primi discepoli, Niccolò Aggiunti.
Egli, precor­
rendo di quasi un mezzo secolo al Mariotte ed altri Matematici, avea tentato
una più generale dimostrazione delle leggi dei momenti, riducendoli così a
quella che, in qualunque condizion del mobile, o stabilmente sospeso o libe­
ramente mosso, ebbe proprio nome di quantità di moto. Abbiamo detto che
tentò di fare quel che certamente avrebbe messo ad effetto, se così giovane non
l'avesse alla scienza rapito la morte.
Ma quel che in ogni modo può respi­
golarsi dalle informi carte lasciate da lui, in quella parte che fu senza dubbio
scritta fra l'anno 1632 e il 1635, basta per farci argomentare a qual maggior
grado di perfezione sarebbe giunta la scienza del moto infino da'suoi principii,
se la Fisica di Galileo avesse avuto il conforto della Geometria dell'Aggiunti.
Il valoroso giovane precursore del Mariotte e del Borelli, nelle sparse
pagine del suo trattato, primaticcio frutto di quella, che poi si chiamò da
Galileo Scienza nuova, incominciò dal definire i modi e le sperimentate leggi,
secondo le quali i corpi in moto operano la percossa.

Text layer

  • Dictionary
  • Places

Text normalization

  • Original
  • Regularized
  • Normalized

Search


  • Exact
  • All forms
  • Fulltext index
  • Morphological index