Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Page concordance

< >
< >
page |< < of 3504 > >|
1
“ La percossa del grave, egli dice, che discendendo percote l'addiman­
deremo percossa naturale. Percossa violenta intenderemo quella del grave,
che ascendendo percote. Percossa media diremo quella del grave, che mo­
vendosi orizzontalmente percote. Percossa composta diremo quella di quel
grave, il cui moto naturale è accelerato da motore estrinseco, e con tal moto
accelerato percota.
“ La percossa opera con la velocità e con la copia della materia, in
cui s'imprime detta velocità, e però se caderanno dalla medesima altezza
due gravi disuguali dell'istessa materia, come due palle di ferro disuguali,
le loro percosse saranno disuguali, e maggiore sarà la percossa della mag­
gior palla, benchè ambedue discendano con la medesima velocità ” (MSS.
Gal.
Disc., T. XVIII, fol. 95).
Ora questo, che sembrava essere approvato dall'esperienza, si voleva
dall'Aggiunti confermare con la teoria, dimostrando che i momenti, o più
in generale le quantità di moto, son matematicamente proporzionali al pro­
dotto delle velocità per le quantità della materia.
La proposizione era quella
stessa XXVII dimostrata quarant'anni dopo nel trattato De vi percussionis,
e come ivi il Borelli la conclude dalle due proposizioni precedenti, così
avrebbe voluto fare l'Aggiunti, proponendosi di dimostrar come, essendo le
moli eguali, i momenti stanno in ragione delle velocità, ed essendo le ve­
locità uguali stanno essi momenti in diretta ragion delle moli.
La prima di queste proposizioni non si trova a suo luogo, e invece se
ne legge nel manoscritto un'altra, che potrebbesi dire un corollario di
lei, se non fosse una falsità manifesta o una di quelle arguzie delle quali
si trova nelle speculazioni dell'Aggiunti più di un esempio.
La detta pro­
posizione, che tiene nel citato manoscritto il luogo della prima, è così for­
mulata: “ Anco la sola velocità senza il peso opera ed ha momento ” (ivi
a tergo). Aveva Aristotile sentenziato “ che senza l'inerenza del suo sog­
getto non può nè essere nè anco immaginarsi alcun movimento ” sentenza
che, ripetuta da Simplio nel II dialogo Dei due massimi sistemi, è dal Sa­
gredo ivi approvata per vera.
Volle nonostante l'Aggiunti, così argutamente
discorrendo, contradire al giudizio di Aristotile e di Galileo, ciò che avrebbe
avuto il diritto di fare, quando non avesse contradetto insieme alla ragion
matematica, perchè se una delle quantità componenti il momento è zero, dee
necessariamente il momento stessa ridursi a zero:
“ Che la velocità, senza il peso, operi ed abbia forza, è manifesto nei
venti, i quali, non essendo altro che aria mossa nell'aria (perchè un grave
in un mezzo ugualmente grave in specie ad esso, come dimostra Archimede,
non ha peso alcuno in detto mezzo) adunque tutta la forza del vento na­
sce dalla sola velocità, con la quale si muove l'aria.
È ancora manifesto
nelle percosse violente perchè, facendosi la percossa violenta dal grave al­
l'insù, ed essendo l'inclinazione del grave all'ingiù, l'effetto dunque della
percossa non può nascere dal peso, cioè dalla propensione all'ingiù, ma sì
bene dalla velocità impressagli all'insù.
È finalmente questo stesso manife-

Text layer

  • Dictionary
  • Places

Text normalization

  • Original
  • Regularized
  • Normalized

Search


  • Exact
  • All forms
  • Fulltext index
  • Morphological index