Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1ziato essere nel centro della Libbra un'attrazion simile a quella, che si di­
ceva avere il centro della Terra.
E perciò, come ammetteva il Filosofo essere
a proporzione delle distanze men sostenuto il peso nell'artificiale strumento;
così sembrava ragionevole che dovesse avvenir nella macchina naturale, ossia
nella Terra, in cui pure si avveri che, tanto più crescano i pesi di momento,
quanto più si dilungano dal centro.
Il Castelli e il Viviani fra'nostri furono
di questo sentimento, e ne dettero dimostrazione, il primo in appendice a
una lettera a Galileo (Alb.
X, 125-27), e il secondo in un suo foglio ma­
noscritto pubblicato dal padre Grandi (Alb.
XIV, 120). Sostenne questa opi­
nione in Francia il Fermat, contro validi oppositori, e la professarono molti
altri, fra'quali più autorevole di tutti fu il Newton, che formulava così,
ne'Principii matematici, la proposizione IX del III libro: “ Gravitatem,
pergendo a superficiebus planetarum, deorsum decrescere in ratione distan­
tiarum a centro quam proxime ” (Genevae 1742, pag.
53); proposizione,
che viene ad essere dimostrata dalla LXXIII del I libro, supposto che serbi
in sè da per tutto uguale densità la materia componente il pianeta.
Se così è, dopo tante vicende fortunose, la proposizion di Giordano è
salva, almeno nel suo pronunziato.
La Bilancia violentemente rimossa si ri­
stabilisce nel suo primo equilibrio orizzontale, perchè il peso che riman sopra
acquista maggior momento, non già dalla maggior rettitudine della discesa
nel cerchio, ma dalla maggior distanza che, rispetto al peso di sotto, lo se­
para dal centro della regione elementare.
Se tutte le acque scendessero ai fiumi, la loro ubertà sarebbe propor­
zionale alle piogge, e così avverrebbe del fiume della scienza, se tutte le
speculazioni entrassero nell'aperto alveo, che mena e regola la corrente.
Ma
come molte acque rimangono stagnanti o vanno per sotterranei rigagnoli
disperse, così avvien delle idee, di che ci porgono un singolare esempio le
cose fin qui discorse, essendo che tanto lavorio di mente, fatto da quegli
insigni matematici intorno alle proprietà della Bilancia, o si rimanesse nei
manoscritti o si riducesse in libri, non per tempo venuti alla luce.
Di qui
è che questa parte della scienza degli equilibrii, verso l'anno 1667, era si
può dire a quel punto, in cui l'avea lasciata, quasi un secolo prima, Gui­
dubaldo del Monte.
Geminiano Montanari infatti, professore nello studio di Bologna, dettava
in quell'anno a'suoi scolari una lezione intorno agli effetti delle Bilance,
dimostrati in sette matematiche proposizioni, nelle quali si concludeva dover
essere una Libbra, che abbia il punto di sospensione nel centro, in condi­
zione di equilibrio indifferente.
E benchè fosse questa, come si sa, l'opi­
nione di Guidubaldo, teneva nonostante il Montanari in approvarla altro
modo, ch'era quello di far vedere com'avendo in qualunque posizione l'un
peso e l'altro egual distanza dalla verticale, condotta per il punto del cir­
convolubile, hanno perciò eguali i momenti, secondo il ragionamento stesso
che avea fatto due secoli prima Leonardo da Vinci.
L'anno dopo che fu dettata questa lezione, l'autografo della quale è

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